Senza voler fare della sciocca ironia, credo che Roberto Calasso creda ,se stesso seriamente e !Semplicemente una divinità greca (o più d'una). Qualcosa, probabilmente, fra lo scaJtro e mobi,le Ermes e il potente Giove. Oppure, un po' più a oriente, se pensa a1l'lndia, credo che si veda come Shiva che danza, Shirva il dis•truttore. O ancora come il divino Krishna, scherzoso e irresistibile amante di pastorelle, ma soprattutto implacabile i,n guerra, garante di ogni azione vittoriosa. Certo il regno di Calasso, il campo delle sue azioni e manifestazioni, ha diverse parvenze ,rispetto a quelle che un mitografo modestamente accademico e senza fantasia .potrebbe credere. Non siamo sull'Himalaya, o alle foci del Gange, o alle sue sorgenti. E neppure in qualche sassosa e ventosa isola dell'Egeo, o in Attica, o in Tessaglia. Siamo .in Europa, negli ultimi decenni e anni del ventesimo secolo. Biù precisamente a Milano, nella casa editrice Ade1phi, luogo in cui si addensano, ~n vi1 rtù di straordinari magnetismi, le più pure e selvagge potenze culturali ancora attive nel cosmo del pensabile e dell'esprimibhle. Ll, al centro de1la sua casa editrice, nel ,più stabile dei bairicentl'i, Calasso è il mediatore fra cielo e terra, foa le forze leggere, imprendibili e capricciose dell'etere e le forze del sottosuolo più spaventoso {ma non è lui che ~ spaventa! gli piace, ogni tanto, credere spaventati gli altri). Tellurico e uranico, concentra con feruno vigore e radiante enel'lgia tutto quanto di meglio possa entrare e abitare nei libri. Lì, al centro del suo spazio, Calasiso •sta sui suoi ipiedi ben saldo e grave sul terreno. In virtù di una sua speciale fisiologia che lo distingue a vista dalla massa degli oscillanti umanoidi in mezro a cui fa finta di vivere, con compiacente reticenza Calasso attraversa H mondo culturale di oggi come una salamandra. I problemi ,li abbiano pure gli altl'i. Lui ha soluzioni. Niente da .fare per chi crede ingenuamente, da schiavo, tristianamente, democraticamente, nel valore degli sforzi umani. Alle fonti originarie e divine della vita si accede solo perché gli dèi ci hanno scelto, p11imaancora della nascita. i<- Biblioteca Gino Bianco
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