Diario - anno VIII - n. 10 - giugno 1993

r.ep1icherisapute di Miti ben noti. La decadenza asburgica, la prima guerra mondiale, ,la rivoluzione russa, le fotte sindacali, il declassamento degli intellettua:li, l'avvento del nazismo, fo stalinismo, la guerra civile spagnola, lo sviluppo de1la cultJura di massa: tutto questo per Kraus, per Simone Weil, per Benjamin non era risaputo, non era come se fosse già avvenuto, non era :semp1i:cementeconseguenza necessaria e fatale. Per quanto intelligente, llln vero genio intellettuale si meraviglia sempre di quello che succede, di quello che gli succede. Inoltre, con 'la sua abile, paternalistica equanimità ne1la gestione del suo Pantheon di spiriti rari, Calasso sorvola sull'opportunità, sulla neces-sità di scegliere, qualche volta, fra uno spirito :raro e l'altro. Forse anche in Calasse agisce, nonostante iJ suo odio dichiarato ,per ila politica culturale, un demone tattico, una volontà di governo. Così tace a proposito deHa ripugnanza dichiarata di Si• mone WeiI per Nietzsche, ignora il disprezzo di Bobi Bazlen per Simone Weil, mette da parte ,}'antipatia e disistima che sfa Benjamin che Aidorno avevano per Heidegger e per il suo gergo. Attriti secondari e accidentali? Reazioni insensate? Qualouno aveva ragione? Qualcuno aveva torto? Calasso non si turba per così poco, non accetta provocazioni. Tiene tutto sotto controllo. Ha iun eccellente sistema nervoso, è robusto e 111npe1:meabai:lleveleno dei turbamenti, non si ammala mai, non si contagia degli autori di cui parla. Così però non ardiva neppure a capirli. La materia viva in cui vive la loro eocellenza non ,lo tocca. Calasso ha sempre voluto essere terribilmente forte e 1mpassibile. Ma questo stato di salute e di efficienza energetica quasi divina, ha un prezzo. Chi non accetta di farsi contagiare, chi Vlllole la forza impassibile, chi non -vuole cadere, perdere, perdersi, ammafarsi, soffrire dolori e incertezze, è d.iffidJ.eche arrivi a capi,re gli autori eccellenti. Quello che Calasso capisce e coglie di loro è fa foro eccelfonza: i'l resto orede di poterlo buttare. Lui, la sola cosa che voglia e abbia sempre voluto è questo: essere eccellente, essere uno che visibilmente eccelle, che vince. Mentre foro, i suoi autori preferiti, Nietzsche, Bazlen, Benjamin, Kraus, Walser, loro perdevano, quasi tutti hanno visto quailcheverità reale proprio perdendo, e perdendo anche in parte se stessi. Biblioteca Gino Bianco

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