quella di Kraus, resta per lui più un'idea che una realtà verba,le contagiosa). Il solo autore italiano di cui Calasso parli e su cui si soffermi con rispetto è il suo amico e maestro Bobi Bazlen: un non-autore che cancellò se stesso per lasciare solo poche pagine scritte e schede editoriali pubblicate postume. Calasso ha un'ammirazione devota per gli autori legger.i come piume e come forno, che tendono a cancellarsi, a sparire, a sabotare la propria ,presenza nel mondo. H suo sembra però un amore non cordsposto. O forse, più semplicemente, la ,sua vocazione è un'altra. Lui non vuole sparire, non si perde, non si sbilancia in senso dionisiaco, si guarda bene dal ridicolo e da ogni pericolosa ebbrezza. Ciò che gli piace in Nietzsche (e anche in Marx) è la forza, la forza di un estremismo selvaggio che fa paura: ma ciò che gli resta estraneo, nell'uno e [lell'altrn, è la follia di odiare se stessi, l'oscenità di esibire la propria debolezza come se fosse una forza (Nietzsche), o la follia di voler fare giustizia nella società umana dando H potere a chi ne è privo (Marx). Così, anche Karl Kraus e Walter Benjamin, autori che Cafasso predilige, vengono depurati e quintessenziati aristocraticamente dalla sua Jettura. Che cosa ama Calasso in Kraus? Non certo il furore demoniaco della sua fotta contro la versione viennese della 5tupidità catas1 trofica. Non certo i1 suo illuminismo misantropico, il suo umanitarismo indicibiile trasformato in ira aristofanesca. Per esprimere quel furore e quell'ira bisogna mescolare la propria lingua giudicante con un preciso diailetto culturale, bisogna credere davvero che i1Male abbia una patria elettiva, quel:la in cui ,si è nati. Calasso è troppo cosmopolita e turista culturale per fissare il suo sguardo sull'Italia e accettarne la cronaca come se fosse la ,scena unica e uhima di una farsa tragica. Né in Benjamin Calasso arriva a capire quelJa debolezza di voler essere marxista, e amico di Brecht, e talmudista della rivoluzione proletaria. In questi autori come in altri, ,si ha .l'impressione che Calasso ami una sola cosa: lo smalto, la perfezione pietrificata della foro eccehlenza. Così, sembra non accorgersi, descrivendo i1 contrasto fra Kraus e Stefan George, fra Kraus e Hofmannsthal, che lui, Calasso, è molto più prossimo al,l'estetismo ieratico e snobistico di Biblioteca Gino Bianco 43
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==