constatazioni di fatto. Così ,leggiamo la definizione che Nietzsche stesso dà del ,s,uo Ecce homo in una lettera {a Gast, 9 dicembre 1888): « Quest'opera spezza ·letteralmente in due la storia dell'umanità » (p. 55). È in un tale lampeggiante e terribile scenario che Roberto Calasso ambienta i suoi saggi. I,l tono di questo prologo, scritto nel 1969, non mi sembra che sia stato smentito o corretto dagLi scritti successivi. Anche Calasso, come Fortini, è un campione della coerenza, ma non di una banale coerenza rettilinea che proceda andando avanti. Sia l'ooo che l'altro, ognuno a suo modo, procedono restando dove sono, a spirale, in una sorta di falso movimento aH'interno della stessa circonferenza. Come si sa, Fortini è tanto un critico del progresso quanto un nemico della nostalgia. Calasso, ancora più radicalmente, non crede nel divenire, nelle esperienze individuali, neppure nelle proprie, ad esempio, di cui mai parla. In questo è uno strano saggista. In nessuna delle sue pagine, neppure .in miniatura, troviamo H suo Ecce homo, H suo: ecco, questo sono io. -L'io di Calasso è un'entità mitica o aprioristica, una cifra astrologica, un intarsio culturale sma,1tato e indurito, sottratto agli agenti atmosferici e agli accidenti di un'esistenza raccontabile in termini di un prima e di un dopo, nel corso della quale possa succedere di inciampare, o scivolare, o ,fermarsi indecisi. Artificio e preziosismo risaltano anche nella lingua dei suoi saggi, molto energica ma poco vitale: una lingua da traduzione dal tedesco, iper-corretta e tirata a ·Lustro, irrigidita dal ,perfetto controllo di una gamma tematica e tonale ristretta. Come scrittore italiano, Calasso ,sembra ,scrivere in un italiano incorporeo, in un italiano senza radici e senza inflessioni, senza contaminazioni lessicali e variazioni sintattiche. I suoi pochi colori non sono mai « dal vero », sono come antiquariali e ricavati esclusivamente da pochi amatissimi autori di prim'ordine, quasi tutti stranieri e quasi tutti, appunto, di lingua tedesca: ohre a Nietzsche, Stirner, Benja:min, Kraus, Heidegger, Benn, Robert Walser, Adorno, Freud ... Le eccezioni sono poche e francesi: Céline, Bloy, Flaubert, Simone Weil (parlando di questi ultimi, CaJa.ssorespira meglio, sembra più Libero e più duttHe: ma la sfrenatezza di Céline e di Bloy, come del resto 2 Biblio eca Gino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==