è in grado di capire cose non volgarmente comprensibili. Il difetto del pubblico settario di Fortini è che chiunque può essere ammesso purché dica « credo ». Il guaio del pubblico snobiistico di Cailasso è che chiunque può essere ammesso purché pensi « voglio essere superiore a me stesso »: solo che gli snob, nella oultura di massa, non sono pit1 un'élite, sono una discreta massa. In apertura del volume troviamo un saggio di cinquanta pagine, il più Jungo di tutti, su Nietzsche. Pubblicato originariamente come postfazione a Ecce homo, questo scritto è una degna introduzione a,]la saggistica di Calasso. Crea il giusto clima del suo pensiero. Un dima da Alta Engadina, puro e corroborante. Ma anche un clima da paJude peccaminosa, che richiede nervi da eroe. Che cos'è, innanzi tutto, che affascina Calasso in Ecce homo, uno dei peggiori libri di Nietzsche? Si direbbe che lo affascini la scomposta, allarmante fisionomia del libro, dif.ficile da definire ( « un proclama cosmico? Un documento ,psicopatologico? Un autoritratto? La più grande invettiva antitedesca? Niente di tutto ciò? », p. 17). Un Hhro nel quale Nietzsche cerca di compiere l'impresa estrema di far avanzare il processo della propria « spersonaLizzazione». Un'impresa da « monaco guerriero» dell'autodisdplina, che intensifica le pratiche vo1te « atla distruzione attiva del soggetto», cioè di se stesso, del se stesso di .prima. Di qui l'esibizione inevitabile di sé: Ecce homo. Esibizione buffonesca, possibi1lesolo in prossimità di un limite esoremo, che è il.a liquidazione dell'uomo poco prima esibito. Non solo demolitore e ,liquidatore di se stesso, della propria maschera e persona, però, è Nietzsche. Ciò che elettrizza fattenzione di Calasso è tutta una più vasta demolizione, che ha in Nietzsche la sua perisona prima, ma che continua in Heidegger e nei suoi commentatori e seguaci. Si tratta della presunta demolizione del soggetto (un io che si libera dell'io minuscolo, per diventare Io maiuscolo) e della cosiddetta demolizione di tutta la cosiddetta metafisica oocidentale, per ·ripensare, o ascolta,re, l'Essere ob1iato. Calasso par1a della « mira di Nietzsche » come dell► « abolizione della struttura permanente del pensiero occidentale» (p. 40). Poco prima aveva detto che « Nietzsche è l'avvento di un pensiero che non vuole esaurirsi nella cosoruzione di sistemi formali, consapevoli o inconsapevoLi » (,p. 37) e che ~a prima domanda che Nietzsche si poneva « di fronte Bibl~teca Gino Bianco
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