Diario - anno VIII - n. 10 - giugno 1993

nell'opera di Fortini, cioè la critica letteraria, ma g1i scritti occasionali, inevitahi1 lmente ripetitivi, si ordinano qui in un ciclo, in una mandala di definizioni. Alle prose, prevafonti, si aggiungono alcuni testi in versi: « Destini generali », « Iddio », «Realtà», « Serantini » (il g,iovane anarchico ucoiso nel '72 dalla polizia a Pisa). Politica, critica della cultura, riflessiioni generali suHa letteratura e suilJ'arte. La voce « Religione » è accanto alla voce « Rivoluzione ». La rivoluzione dovrà saziare una sete di religione che il marxismo di partito ha negato illumini1 sticamente, condannandola alla dimensione equivoca dell'i-r,razionafee alla funzione di oppio dei popoli. Contro il progressismo anarchico e avanguardistico, :iHumin'isticoe liberale, Fortini ripropone mediazione e utopia, comunismo e rivolu~ione. Nella voce dedicata a quest'ultimo termine (un articolo tratto da:l volume Insistenze, uscito da Garzanti nel 1985, e qui incastonato nel lessico) Fortini cosl riassume la propria storia e H senso della propiiia « posizione», caricando di presupposti, di distinguo e di ambiguità ogni affermazione: Credo di aver passato lo scorso trentennio, lo confesso senza pentimento, a imparare e insegnare partendo dal pensiero di Hegel, Marx, Lenin, Trockij, Gramsci, Mao, Lukacs, Sartre, Adorno. Da costoro ho appreso che non si oltrepassano i criteri giuridici della società illuministico-borghese - con le sue guerre, ben peggiori dei gulag - senza una modificazione radicale dei rapporti di produzione e di proprietà. Tale modificazione i:nduceva quelle iintrodotte nel processo penale, della Russia anni Venti, poi degenerate nella inquisizione ideologica stalini,sta: vi assumevano ruolo primario l'indagine sociale sull',imputato, fa « legalità socialista », la confessione, l'autocritica. Non credo certo che per uscire dalla legalità borghese si debba riperco11rerenecessariamente quel cammino. Ma quella direzione, sL (p. 247) Gli errori e g1iorrori di quel cammino già compiuto non vengono mes,si in relazione con eventuali limiti o distorsioni o ·hllusioni filosofiche, di teoria socia,le e magari etiche della tradizione marxista e para-marnista, ortodossa ed eretica (gli autori sono comunque un po' troppo allineati l'uno all'altro, come se non fossero visibili e interessanti i punti di disaccordo, le differenze, più che l'intarsio neo-ortodosso e militante, tipico degli anni Sessanta). La proposta è di ri17 Biblioteca Gino Bianco

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