riferisco tanto al lavoro. Parlo del resto, del sogno di eguaglianza, del superamento della divisione. Per tantissimi proletari e sottoproletari, che ci avevano puntato tutto e che per una breve stagione avevano avuto anche la viva esperienza dentro e fuori la fabbrica di un reale potere, di una nuova dignità e di ciò che dobbiamo pur chiamare fraternità, per costoro la sconfitta è stata ben altrimenti amara e catastrofica che per Sofri, Viale, Rostagno, Bolis, Bobbio ecc. (per non parlare di uno come me, abbastanza vecchio e disincantato •per non crederci quasi affatto, nella possibHità di una svolta rivoluzionaria, scegliendo peraltro H « come se »). Un intellettuale razionalizza, si fa una ragione, sposta i suoi interessi su un altro settore, studia: la cultura è una grande consolazione. Ma ·per un Marino è stato come perdere l'unica chance. In breve, dopo la sconfitta, gli intellettuali rientrano nella borghesia; un Marino ripiomba nella condizione del proletario o sottoproletario, la fine della fraternità significa il ritorno alla schiavitù. Le cose cominciano subito ad andargli male. Fallisce nei lavori che tenta, fa un matrimonio sbagliato, si dà al furto, accatta e ricatta. « Inserirsi in qualche modo» non gli riesce. E' un uomo alla deriva, senza bussola. E quando viene preso con le mani nel sacco, e sa che l'attende fa galera (e ci sono debiti da pagare, la famiglia da mantenere), cerca scampo, gioca confusamente qualche carta; intuisce (gli si fa capire) che può ancora .farcela, solo che deve giocare una carta molto grossa. Preso in mezzo tra carabinieri e preti, senatori e avv.ocati del Pci e magistrati ambiziosi e spregiudicati, non è difficile immaginare cosa può essere successo. Gli si offre il modo di uscire d'un colpo da tutti i suoi guai, non solo ma facendola anche da ,protagonista. Che questa brutta fine l'abbia fatta solo Marino, nonostante il riflusso, la crisi, la delusione, l'avvilimento, lo sconforto di tanti proletari, mi conferma nella mia antica stima per la classe operaia. Non ho la pretesa di aver spiegato in poche righe il « mistero » Marino. Solo mi sembra che il suo caso vada visto nel quadro accennato qui sopra. Inoltre, a differenza di Sofri (che pure lo conosce, mentre io non l'ho mai incontrato), non mi aspetto che Marino subirà nuove conversioni, di segno opposto a quella che l'avrebbe colpito in una caserma dei carabinieri (strano luogo per i miracoli), cioè che si deciderà a ritirare le sue accuse e a dire la verità; a meno Biblioteca Gino Bianco
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