Diario - anno VII - n. 9 - febbraio 1991

ebbi notizia degli arresti. Una depressione che conosco bene e che ho avuto fin troppe occasioni di provare in questi anni seguiti alla sconfitta deHa « nuova sinistra ». Perché il peggio non è la sconfitta: è fa falsificazione della verità e la perdita della memoria imposte dal vincitore. Il peggio non sono le vendette che il potere si prende, ma che queste vendette passino sotto il nome di giustizia. Il peggio sono la dispersione, lo scoraggia,mento, il disarmo (morale ancor prima che politico) degli sconfitti, e di conseguenza i cedimenti, le viltà, i tradimenti. Non alludo ai «pentiti», né principalmente agli opportunisti passati molto presto dalla parte dei vincitori. Il peggio è che la resa, il compromesso, il collaborazionismo, seppure in modi e misure molto diversi, sono stati generali. L'immagine del potere e le sue regole s'impongono anche per fa mancata opposizione di chi un tempo era contro ma ora lo è molto meno. I bisogni materiali, intellettuali e psicologici, una volta cadute le prospettive e le speranze di cambiamento, vengono soddisfatti dai valori del potere. I primi a farne le s,pese, e nel modo più disastroso, sono i gruppi e gli individui economicamente più deboli, psichicamente più fragili, culturalmente più sprovveduti. Lanfranco Bolis, uno dei leader di Lotta Continua, durante un dibattito televisivo di due anni fa, esasperato dalla petulanza con cui il conduttore Gawronsky insisteva sul rapporto tra Lotta Continua e terrorismo, all'ennesima provocazione sbotta: « Ma è possibile che tutto quel che vi interessa di Lotta Continua sia quanto era violenta ecc.? » E conclude: « Volevamo fare la rivoluzione, e a un certo punto abbiamo capito che non ce l'avremmo fatta. E allora ci siamo sciolti, ciascuno di noi s'è inserito in qualche modo. E dunque, che fastidio vi diamo? Noi abbiamo ricevuto molto meno di quanto abbiamo dato». In queste schiette parole c'è tutta l'onestà di Bolis: mi era caro vent'anni fa, sono lieto che non sia cambiato. Bolis non ha fatto carriera, campa con un modesto stipendio d'impiegato. Neanche Sofri ha fatto carriera, né Guido Viale, né Mauro Rostagno, né tanti altri (come invece avrebbero ,potuto). Comunque, « ciascuno di noi s'è inserito in qualche modo». Ma c'è a chi è andata peggio. Persone anche come Leonardo Marino. Sulla rivoluzione avevano puntato più di Bolis, di Sofri, Viale, Bobbio ecc. Un intellettuale se la cava sempre, magari male ma se la cava. Non mi Bibl1oteca Gino Bianco

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