Diario - anno VII - n. 9 - febbraio 1991

che il caso gli propone. Ha imparato, dalle più antiche saggezze, che l'essenziale non avviene nella vita, ma nella mente. Isola in figure di lacca e di carta le sue struggenti nostalgie di viaggiatore che non potrà mai vedere tutte le città reali, anche perché quelle che desidera visitare di più sono città possibili, città invisibili. (E cosi, nelle sue Città invisibili, le rende visibili). Sottrae saggiamente le sue fantasticherie all'inquietudine e all'imprecisione. Rapidamente '1e cattura, le scompone e Je ordina nella loro molteplicità, le descrive minuziosamente, le alleggerisce da ogni peso psicologico di nostalgia e di pigro abbandono. Strappa quelle immagini all'invisibile e le conduce nel regno luminoso della vi~ibilità. La felicità per Calvino è senso del limite, giusta economia delle energie, e beni cosi preziosi nella vita di un individuo come nella vita di una cultura devono essere curati e preservati. Hanno bisogno di una custodia scrupolosa. Cosi Calvino, nella sua età matura, ha voluto essere il custode scrupoloso di questi beni, il sacerdote di questa essenziale economia domestica delle felicità e delle energie. La sua letteratura economizza e fa risplendere il principio vitale della curiosità e dell'attenzione, studia il giusto dosaggio di molteplicità e semplificazione. Non altro che un discorso tecnico sulle virtù essenziali sono infatti le sue testamentarie Lezioni americane. In esse non c'è solo la carta di ciò che Calvino ha voluto essere, il suo programma letterario variamente attuato e ora riformulato come cauta proposta « per il prossimo millennio». Calvino ancora una volta maschera da ottimismo rivolto al futuro il suo pessimismo e la sua nostalgia di passato (o di diverse forme e epoche del passato). Il futuro non è infatti per lui un futuro prossimo e limitato, ma un futuro che si distende favolosamente ndl'arco di un intero millennio a venire, e quindi sfuma nell'ignoto, scivola fuori dalle più consuete categorie di giudizio e dalle più attuali nostre preoccupazioni. Le sue sono istruzioni per sopravvivere dopo fa fine del mondo, di questo mondo. Il suo scrupolo sapienziario può apparire un gioco, ma è anche il messaggio di un uomo che non ha speranze e di un intellettuale che scruta i segni di una catastrofica instabilità di tutte le strutture portanti del nostro mondo: un habitat culturale che ha acquistato dimensione planetaria, ma ha perso ogni senso dei limiti e delle misure tradizionali che alla ,2 Biblioteca Gino Bianco

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