Diario - anno VII - n. 9 - febbraio 1991

timi libri, Se una notte d)inverno e Palomar) Calvino è uscito con un nuovo successo: in apparenza spiazzando la critica, in realtà permettendole di mettere in opera fino in fondo il suo armamentario già apprestato, pronto ad un impiego pieno e creativo. Critica simbolica e degli archetipi (alla Northrop Frye), critica delle strutture formali e delle funzioni narrative (da Propp a Genette e Segre): con vigile attenzione a non tradire del tutto il razionalismo dialettico e storicista (Cases non ha mai giudicato male neppure i più astratti libri di Calvino, perché in essi c'era sempre a1meno .una frase buona anche per il mar:x:ista). Mantenendo una fiducia mai troppo scettica nel buon accordo fra scienza, tecnologia, democrazia e progresso sociale, Calvino è stato in grado di mascherare il suo pessimismo storico e la sua crescente misantropia grazie a quel « pathos della distanza» che Cesare Cases gli attribuì giustamente come caratteristico e che lo spingeva a .fantasticare un presente che somigliasse ad un favoloso, infantile passato o ad un favoloso, altrettando infantile, futuro. Nella sua sinossi pedagogica e programmatica per iil prossimo millennio, le Lezioni americane pubblicate postume, Calvino descrive il suo ideale, la sua morale letteraria. Cautamente pessimista come sempre, si guarda bene dal volerlo sembrare e tanto meno dal dichiararlo. Mette asceticamente da parte i propri eventuali sentimenti, per trasformarli in citazioni, prescrizioni, buoni consigli e polivalenti immagini su cui riflettere senza farsi fretta. Calvino insomma ha sempre voluto mostrarsi come Giovannin senza paµra, il giovane protagonista di una delle fiabe italiane più semplici e lineari. Giovannin senza paura si avventura in quel terrificante castello nel quale si vedono le cose che fanno più rabbrividire. Ma lui, come Calvino, non si perde d'animo, tiene duro, conserva la sua allegria, resta impermeabile al timore e al terrore, è sempre capace di riderci sopra. E quindi trionfa. Diventa il padrone del castello, gli orrori si rivelano, alla fine, inoffensivi. Le apparizioni terribili, i mostri e i fantasmi sono domati, si mettono docilmente al suo servizio. Giovannin senza paura è incapace di paura. Di tutto questo il let- .tore della fiaba si rallegra enormemente. E crede di imparare la fondamentale lezione della vita, di avere in mano il vero essenziale talismano che gli permetterà di vedere tutte le cose, da allora in poi, nella luce giusta:. senza temerle, ma sapendo che il t.errore è passeg- \,o Biblioteca Gino Bianco

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