gina di Tel Quel, con Borges e con la cosiddetta « école du regard », di trovarsi in una situazione di rischiosa vertigine, di radicalismo apocalittico, di scandalosa e provocatoria nullificazione di ogni valore ereditato. E invece si stava già passando ad un regime nuovo, di modernità garantita dalle istituzioni (universitarie) e dalle teorie estetiche del moderno, ormai consolidate e protettivamente dedite al sostegno divulgativo di quanto, fino a qualche decennio prima, era apparso scandaloso. Ci si credeva cioè in una situazione ancora estremistica, e si era entrati invece, con la scienza strutturalistica delle avanguardie, in una situazione neo-classica.Niente di male. Bastava accorgersene. Calvino lo sapeva. Non credo abbia mai parlato di trasgressione, oltraggi al pubblico, eversione linguistica, abissi, jouissance e béance, decostruzione del soggetto e critica radicale del logocentrismo e cli tutta la metafisica occidentale, da Platone a Saussure, passando per Cartesio, Kant, Marx e Freud. Nei suoi anni parigini, nella scelta di correre con i colori della Nuova Critica, c'era da parte di Calvino una saggezza non priva cli astuzia tattica. Scontra-rsi con tanto agguerrite potenze avanguardistkhe e accademiche non era prudente. Perché mai uno scrittore dovrebbe segnalare e accentuare i conflitti latenti, chiarire contrasti e disaccordi con tendenze critiche diffuse, dominanti e in più ben disposte nei. suoi confronti? Quella frase di Baudelaire, che si può considerare l'epigrafe cli tutta la letteratura modema, se- .condo cui c'è una certa gloria nel non essere compresi, è quanto di più estraneo al temperamento di Calvino e a tutto il :neoclassicismo post-moderno. Un narratore, poi, ha bisogno di patti chiari con il pubblico e la critica. Non deve tradirli. Può, semmai, parzialmente mettevli in gioco, ma solo nella misura consentita dalla necessaria comprensibilità di quello che sta facendo: e questa comprensibilità non deve ·realizzarsi in un futuro indefinibile, per un pubblico a venire, ma fin da subito. In tutto questo, Calvino è uno dei precursori e dei più autentici maestri del Post-moderno. Nella sua opera, che nasce, dopo il 1945, quando la modernità è in declino ed ogni oltranza estremistica è guardata con sospetto, c'è fin dalfinizio un forte impulso anti-moderno. Anzitutto la ben nota diffidenza verso ogni « irrazionalismo » che è nel prudente carattere di Calvino, nella sua sicura e precoce capacità di calcolare l'economia dei mezzi rispet- ◄7 Biblioteca Gino Bianco
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