Diario - anno VII - n. 9 - febbraio 1991

Per tutte queste caratteristiche, direi che Calvino era parente prossimo dello strutturalismo. E lo strutturalismo non era che il prologo di una nuova codificazione retorica delle forme letterarie, dopo le avventure anarchiche e l'angosciata sfida al caos espressa dalla modernità. Lo strutturalismo guardava alle costanti che si ripetono sotto la superficie delle varianti. Non più fiducia romantica e moderna in un processo indefinitamente aperto di innovazioni inventive: ma invece arte combinatoria, riuso di urta serie limitata di elementi che possono essere rimescolati e ricombina~i a formare figure sempre nuove, ma nuove entro limiti prestabiliti. Quando, dopo Il sentiero dei nidi di ragno, avviandosi verso la maturità o una più matura giovinezza, Calvino tenta di nuovo dei romanzi, questi sono romanzi brevi, molto sintetici, romanzi fantastici, fra divertimento allegorico e « conte philosophique », e si tratta della trilogia dei Nostri antenati. Nel 1951 scrive Il visconte dimezzato, nel 1957 Il barone rampante, rtel 1959 Il cavaliere inesistente. Nella sua narrativa cominciano ad imporsi i tipi, gli archetipi: esistenza dimezzata, vuota apparenza, fuga. Idee da cui vengono dedotti comportamenti e fatti narrabili. Si tratta già aHoradi una narrativa che è arrivata all'immobilità e che da questa si sforza di ricavare un'illusione di movimento. Razionalisticamente, per deduzioni logiche, Calvino sviluppa il racconto da uno schema a priori. Isola la cellula-tipo da cui non potrà che generarsi quell'organismo. Sono la fissità e la pe11manenzache lo affascinano: H movimento, o un falso movimento, che si genera dall'immobilità dell'idea, ·le conseguenze attive già tutte implicitamente contenute nei presupposti di un carattere, di un tipo, di una struttura. Ca1 lvino sfiora la satira, il genere dei moralisti e degli scienziati del destino, ma evita i rischi di sgradevolezza conflittuale propri di ogni letteratura satirica: evita il giudizio sulla realtà contemporanea, che guasterebbe il suo stile e spingerebbe il lettore a giudicarsi. La letteratura fantastica diventa metodo per stabilire una invalicabile distanza fra realtà contemporanea e invenzione •letteraria. Calvino si disimpegna giocando con una lente, che ora avvicina e ingrandisce ed ora distanzia rimpiccolendo figure, azioni e sfondi. Niente più compare nella sua nar.rativa (se non in rari casi) in dimensioni naturali. Lo scrittore usa bene ila sua vista: ma tende sempre Biblit eca Gino Bianco

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