Diario - anno VII - n. 9 - febbraio 1991

tezze della morale, che lavora per la disinvoltura contro l'impaccio, che tiene a bada le ombre e le paure, i dubbi e le angosce, inaridendo e disseccando l'atmosfera dei suoi racconti per preservarla da germi pericolosi. L'ideale di Calvino è l'ordine, l'igiene mentale. Ciò che col tempo Calvino sempre più teme e aborrisce, e cioè nozioni poco « scientif.iche >► come quelle di ,storicità, individuo, bene e male, innocenza e colpa, dolore e felicità, è proprio ciò che era ,stato materia privilegiata del romanzo. Tutta la narrativa di Calvino si potrebbe petifino .leggere come una ben organizzata e astuta strategia per sgomberare il campo dal romanzo, da questo imbarazzante e troppo impegnativo genere letterario: epica quotidiana di individui che formulano progetti e, senza volerlo, incontrano un destino che quasi sempre contraddice le loro aspettative. Nella Nota 1960 che accompagna la raccolta in un solo vo1ume della trilogia I nostri antenati, Calvino lo dice chiaramente, ricostruendo le sue origini di narratore e la sua prima svolta letteraria: « non mi intere,ssavano - e forse non sono molto cambiato da allora - la psicologia, l'interiorità, gli interni, 1a famiglia, il costume, la società». Dichiarazione, questa, che definisce interamente Calvino, la sua narrativa radicalmente anti-romanzesca, la sua estraneità non solo alla grande tradizione del romanzo ottocentesco, ma anche il suo fastidio per i problemi di esistenza e ·società che avevano fatto dannare e appesantito la maggior parte degli scrittori della prima metà del novecento. Anche per Calvino, in un senso particolare, il 194 5 è stato un « anno zero »: fine della storia negli scenari crudeli e movimentati della guerra partigiana. E 1a guerra partigiana di giovani e giovanissimi era stata come una favola delle origini, un'epica della scoperta del mondo dal basso, con gli occhi di un ragazzo, mentre il corpo è in movimento, all'aria aperta, quando la società non esiste più o non esiste ancora, non 'Si è ricostituita nelle forme deHa continuità, del lavoro, e la sola soHdarietà è quella che si stahilisce in un gruppo di energici e be.ffardi giovani combattenti. Per Calvino con il 194 5 finisce non solo la prima metà del secolo, ma anche tutto ciò che legava ancora la cultura novecentesca al secolo precedente. E' questa favola del mondo che ricomincia ciò che dà al moralismo e al pedagogismo di Calvino, alle sue ,storie positive e in fon40 Biblioteca Gino Bianco

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