Diario - anno VII - n. 9 - febbraio 1991

siasmo che avrei avuto, tanti anni dopo, nel vedere gli originali custoditi al British Museum di Londra. Quando tornai a Bergamo, decisi di fare ilo scultore sul serio. In casa successe il finimondo e persi anche H sostegno morale di mia madre, che si ammalò e morl di polmonite. Era il 1928. Come ricorda la sua prima, avventurosa, partenza per Parigi? Nel 1929 decisi di abbandonare Bergamo. Insieme ad un mio amico che faceva il cameriere partii per conquistare Parigi. Lui pensava ai grandi e scintillanti ristoranti, pieni di luci e di belle donne; io vedevo Parigi come la città delle avanguardie artistiche. Ma come al solito, nonostante le molte speranze, avevo pochissimi soldi, e mentre il mio amico trovò un favoro da lavapiatti, io provai a vendere per strada i miei disegni. Fu un fallimento. A un certo punto mi trovarono svenuto per la fame in un boulevard del centro. Dato che non sapevo il francese, la polizia pensò che fossi un esule antifascista e mi rispedl a casa con il foglio di via. Da Bergamo ripartii subito per Milano, dove almeno riuscivo a mangiare in un convento di suore. Mi davano una minestra calda e per dormire avevo trovato un angolo in una cantina di Porta Ticinese. Ero felice. [. .. ] Le cose cominciavano dunque a mettersi bene: riusd ancora a viaggiare? Nel '33 decisi di accettare la proposta di affrescare una villa a Selvino, vicino a Bergamo, i cui padroni mi avevano offerto, in cambio del lavoro, il vitto e l'alloggio ... MARIO Luzr CHI LA RIDUSSE A TALE? Sto studiando se e come sia ,possibile ancora associare. la condizione di italiano e quella di persona civile. Con tutti gli sforzi della buona volontà non ci riesco. Per troppo tempo ,la carità patria mi ha fatto velo ed ho lasciato, come altri, che ,lo facesse. Ma, evidentemenBiblio ~ca Gino Bianco

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