è una novità e, per dirla con Scalfari, « non reca stupore». M'aveva sorpreso un poco semmai la recisa condanna di Antigone. Non solo dell'« Antigone da tre soldi», che ,sarebbe Sofri, ma proprio della Antigone classica. Beninteso, non ho mai dubitato che Scalfari fosse dalla parte di Creante, mi stupiva che l'ammettesse, e anzi lo proclamasse orgogliosamente. Tanto meglio per la chiarezza, se non ci fosse H sospetto che Scalfari non sappia di che cosa sta parlando. Perché questo abile e fortunato imprenditore con la fissa di essére anche un maitre à penser, una guida morale, un uomo di cultura, indulge negli ultimi tempi al vezzo delle reminiscenze liceali, abituandoci a ripetuti, preoccupanti spropositi. Che abbia equivocato di un'Antigone terrorista ante litteram? Il sospetto di gravi lacune di base o a1meno di un mancato ripasso della materia si raifforza con 1a chiam.ata in causa, dopo Antigone, di Socrate. Perché la legge della città che alla lunga la vincerebbe su Antigone (per la verità è il contrario: la legge della città la vince su Antigone non « aHa lunga » ma a breve; « alla lunga» c'è da sperare che vinca la legge di Antigone) non può essere anche la legge di Socrate. La figura di Socrate è molto più prossima ad Antigone che a Creante. E' vero che per la cultura « da tre soldi» di Scalfari, Antigone è la ribelle che disubbidisce alla legge, mentre Socrate accetta la pena. Ma se la legge della città l'ha condannato a morte è perché il suo insegnamento era ritenuto altamente pericoloso: Socrate era un « contestatore » dei valori tradizionali deHa città, un «corruttore», un « cattivo maestro». Dopo aver scelto Creonte contro Antigone, Scalfari dovrebbe schierarsi con Anita e non con Socrate. Ciò che nel suo immaginario Scalfari apprezza di Socrate è evidentemente che abbia compiuto il « beau geste » di bere fa cicuta, sottomettendosi alla sentenza, giusta o ingiusta che fosse. Che è quanto dovrebbe fare Sofri: confessare le colpe di cui è accusato e autoeliminarsi. Non credo che '1a verità di comodo « '68 = terrorismo» sia più d1ffusa e radicata nella magistratura che in altri ordini e categorie. Se dico che nove giudici su dieci condividono quell'opinione, la stessa proporzione vale suppergiù per i politici, i giornalisti, gli inse10 Biblioteca Gino Bianco
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