Diario - anno VI - n. 8 - giugno 1990

una ragazza tedesca. E 1a sua esperienza dei tedeschi non era stata neanche delle peggiori, molto lontana da1l'inferno che fu .per milioni d'altri uomini. Nel profondo tessuto emotivo di tanti sopravvissuti, Ja lingua di Goethe e Marx, di Brecht e Bonhoef.fer, si era impressa una volta per sempre con l'accento di Hitler, di un ufficiale delle SS, Ja viva voce di chi aveva comandato 1a strage, ucciso l'amico o H familiare, bruciato paesi e seminato il terrore, la voce dell'aguzzino con potere di vita e di morte dal quale solo il caso li aveva ,scampati. Non basta una vita per superare certi traumi. Non dovremmo ben più a ragione provare tutti un orrore, una nausea invincibili alla sola vista d'un aereo, al solo sentirne il rombo? Invece ci siamo abituati a convivere tranquillamente con questii.mostri e a servircene, fiduciosi e compiaciuti. Ma com'è possibile non avvertire già nella forma stessa del più apparentemente innocuo aereo da trasporto, nel rumore assordante che produce, nella folle sproporzione tra il prodigioso quoziente di tecnologia che vi è incorporato e la superfluità del servizio che assolve, per non parlare dell'enorme quantità di car,burante che divora, com'è possibile non riconosce.re l'immagine della disumanità, della brutalità, dello spreco criminale, il volto minaccioso del nemico totale? Se Lewis Mumford poteva affermare che « fa produzione di ferro procedette di pari passo con 1o s,parg~mentodi sangue», che cosa si dovrebbe dire de1l'aereo? Il ferro ha apportato an<::henormi benefici all'umanità. Ma l'aereo, a fronte degli ucoisi, quante vite ha salvato? a fronte della miseria, quanta -ricchezzaha ,prodotto? Nel caso dell'aereo, lo spargimento di sangue non è il prezzo ma l'obiettivo, non va scritto nella colonna dei costi ma degli utiH... Se in questi ultimi quarant'anni l'aereo ha fatto meno vittime che nei cinquant'anni precedenti, ciò dipende unicamente dalla circostanza che i cosiddetti Primo e Secondo Mondo hanno finora evitato lo scontro diretto, riservando morte e distruzione, terrore e miseria («tuoi doni, che a:ltronon sai donare ») alle periferie del Terzo e Quarto Mondo. Se quantitat!i.vamente ha prevalso l'uso« pacifico», qualitativamente l'aereo resta più che mai un'atma, anzi l'arma par excellence. La ricerca e la sperimentazione continuano a privilegiarne l'impiego bellico. Le risorse umane, tecnologiche, economiche investite allo scopo di perfezionare la sua capacità di offesa non hanno mai smesso di essere incommensuBiblioteca Gino Bianco 7

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