Diario - anno VI - n. 8 - giugno 1990

verso colore perché, avendo avvertito la dolcezza dell'aria, si sono fatti coraggio ed hanno ,preso un bagno, il primo dal settembre scorso. È un peccato rallegrarsi per la primavera e gli altri mutamenti stagionali? O, per essere più precisi, è politicamente riprovevole, mentre tutti soffriamo, o ad ogni modo dovremmo soffrire, sotto il giogo del sistema capitalista, far presente che la vita sovente merita meglio d'essere vissuta per ,il canto di un merlo, le foglie gialle d'un olmo in ottobre, o qualche altro fenomeno naturale, che non costa un soldo e non possiede ciò che i direttori· dei giornali di sinistra definirebbero una v:isualechssista? Molte persone, senza dubbio, la pensano così. So per esperienza che quals,iasi rifer,imento favorevole alla natura in uno dei miei articoli mi farà piovere sul capo un mucchio di lettere piene di insulti e, sebbene la nota dominante, in questi fogli, sia di solito « sentimentale », ,sembra che due idee ,principali vi si mescolino sempre. La prima è che qualsiasii piacere naturale, gratuito, induce a una sorta di quietismo politico. La gente, cosl pensano akuni, dovrebbe essere scontenta e il nostro compito è di moltipHcare ,i nost•ri bisogni e non semplicemente aumentare il godimento delle cos·eche si hanno. L'altra idea è che questa è un'era di macchine e che non amare le macchine, o anche solo cercare di limitarne ,il dominio, denota una tendenza ·retrograda, reazionaria ed anche leggermente -ridicola. Questa idea è sovente 11inforzatadalla dichiarazione che l'amore de1la natura è il punto debole dei «cittadini», che non hanno nessun'idea di ciò che in effetti sia fa natura. Quelli che devono ·realmente trattare con la terra, cosl affermano taluni, non amano la terra, non provano alcun interesse per g1i uccelli e d fiori, tranne un interesse strettamente utilita1,io. Per amare la campagna bisogna vivere in città, limitandosi a compiervi di tanto in tanto una passeggiata, nella ,stagione più calda dell'anno. È facile dimostrare che quest'ultima os,servaZJione è falsa. La letteratura medievale, per esempio, inclusevi le ballate popolari, è piena di entusiasmo quasi georgico per la natura, e l'arte dei popoli agricoli, come i Cinesi e i Giapponesi, si incentra su alberi, uccelli, fiori, fiumi, montagne. L'altra idea mi sembra errata in un modo più sottile. È vero che dovremmo essere scontenti e non tentare di trarre il massimo vantaggio possibile da una s,ituaz-ionedeplorevole. Eppure, se distruggiamo ogni piacere nel corso della vita, quale ,specie di fu- ,,8,5 Biblioteca Gino Bianco

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