Mentre le cicogne volavano verso nord, i negri marciavano verso sud: una lunga e polverosa colonna, fanteria, batteria da campagna, poi altra fanteria, quattro o cinquemila uomini in tutto, che si snodavano per la strada tra il tonfo delle scarpe e il fracasso delle ruote ferrate. Erano senegalesi, i più neri negri dell'Africa, cosi neri che talvolta riesce difficile scorgere dove cominci ,sul collo l'attacco dei capelli. Gli splendidi corpi erano nascosti nelle uniformi kaki, i piedi cacciati in scarpe che sembravano blocchi di legno, la testa coperta da un elmetto che pareva due numeri più stretto del giusto. Faceva molto caldo e gli uomini venivano da lontano. Barcollavano sotto il peso dello zaino e le nere facce, stranamente sensitive, brillavano per il sudore. Mentre mi passavano davanti, un alto negro giovanissimo si voltò e colse il mio sguardo. Ma l'espressione con cui mi guardò non era affatto quella che mi sarei aspettato. Non ostile, né sprezzante, né corrucciata. Neppure interrogativa. Era il 1Jimidosguardo di un negro, che spalanca gli occhi e rivela un profondo rispetto. Capii come ciò potesse accadere. Questo disgraziato ragazzo, che è un cittadino francese e perciò è stato strappato alla foresta per scopare pavimenti e prendersi la sifilide in qualche città di guarnigione, nutre un senso di riverenza per chi ha la pelle bianca. Gli hanno insegnato che i bianchi sono i suoi padroni ed egli lo crede ancora. Ma c'è un pensiero che ogni bianco (e in questo caso non importa un fico che egli si consideri socialista) formula, quando vede un esercito negro sfilargli davanti: « Per quanto tempo ancora riusciremo ad ingannare questa gente? Quanto ci vorrà prima che puntino i loro fucili nell'altra direzione? » E: un fenomeno ourfoso. Ogni bianco che si trovi laggiù alberga questo pensiero in qualche angolo della sua mente. L'albergavo io come gli altri spettatori, come gli ufficiali sui loro cavalli sudati e i sottufficiali bianchi, che marciavano nei ranghi. Era ooa specie di segreto che noi tutti condividevamo, ma eravamo troppo intelligenti per manifestare. Solo i negri non lo sapevano. Biblioteca Gino Bianco 79
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