li, castelli, palmeti, 1a legione straniera, vassoi d'ottone e banditi. Si potrebbe probabilmente viverci per anni senza avvertire che, per nove decimi della popolazione, la realtà della vita è una continua, spossante lotta per estrarre un po' di cibo da una terra avara. La maggior parte del Marocco è così desolata da non poter nutrire animali selvatici più grossi di una lepre. Ampi,e zone, coperte una volta dalla foresta, si sono trasformate in deserti privi di alberi, dove la terra fa pensare a una distesa di mattoni frantumati. E tuttavia un'ampia porzione di queste terre è coltivata con una fatica terribile. Tutto deve essere fatto a mano. Lunghe file di donne, piegate a metà, come una L maiuscola capovolta, avanzano lente attraverso i campi strappando con le nude mani spinose gramigne e il contadino che raccoglie eriba medica per gli an1mali la strappa stelo per stdo invece di falciarla, guadagnando così pochi centimetri di stelo. L'aratro è un miserahile arnese di l,egno, così leggero da esser faoilmente portato a spa1la e fornito di una rozza punta di ferro, che penetra nel terreno non più di dieci centimetri. Questo è il massimo che si può ottenere dagli animali aggiogati all'aratro. Di solito si ara con una vacca e un asino accoppiati. Due as,ini non avrebbero forza sufficiente. Il mantenimento di due vacche costerebbe un po' di più. I contadini non posseggono erpici e si Hmita:no ad arare la terra parecchie volte in varie dire~ioni, lascia111dola·intersecata da solchi approssimativi. Dopo di che il campo deve essere modellato con la zappa in brevi tratti oblunghi per conservare l'acqua. Tranne che un giorno o due dopo i radi temporali, non c'è mai acqua abbastanza. Lungo i margini dei campi si scavano dei canali della profondità di dieci, dodici metri, per sfruttare i minuscoli rivi, che corrono attraverso il sottosuolo. Ogni pomeriggio una processione di decrepite vecchie sfa-laper fa strada davanti alla mia casa ed ognuna trasporta legna da ardere. Sono tutte mummificate dalla vecchiaia e dal sole, sono tutte minuscole. Sembra che sia un fenomeno comune a ogni società primitiva che le donne, passata una certa età, s,i riducano alla taglia di bambine. Un giorno un'infelice creatura, che non poteva essere alta più di un metro e venti, mi passò dinanzi sotto un grosso carico di legna. Io la fermai e le misi in mano una moneta da cinque soldi. Essa reagì con un acuto gemito, quasi un urlo, che era in parte segno di grati77 BibliotecaGino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==