Diario - anno VI - n. 8 - giugno 1990

effettivamente si combatteva. Rappresenta il fiore della classe operaia europea, perseguitata dalla polizia di tutti i ,paesi, la gente che colma i cimiteri dei campi di battaglia spagnoli o sta adesso imputridendo, e sono parecchi milioni, nei campi di lavoro forzato. La ripugnante impertinenza di questi politicanti, preti, letterati e altre genle, che non si peritane di condannare il socialismo degli operai per il suo materialismo. L'operaio non chiede altro se non quanto questi signori considerano il minimo indispensabile, senza del quale non val la pena di vivere. Potersi sfamare ogni giorno, essere liberi dall'assillo della disoccupazione, essere sicuri che i figli avranno un mi•nimo di opportunità, fare un bagno al giorno, potersi cambiare la biancheria quando è sporca, un tetto che non lasci piovere e un orario che conceda un resto di energia, quando si è compiuta la giornata di lavoro. Nessuno di quanti inveiscono contro il materialismo considererebbe possibile vivere senza questo minimo. E quanto sarebbe facile raggiungerlo se, anche solo per 20 anni, ci mettessimo in testa di conseguirlo. Portare in tutto il mondo il Iivello di vita a quello goduto dagli Inglesi non sarebbe un'impresa più costosa che finanziare la guerra che adesso combattiamo. Io non pretendo, e non conosco nessuno che pretenda che, con questo, si risolverebbero tutti i problemi. Dico semplicemente che la fame e un lavoro brutale dovrebbero essere aboliti, prima che si possano effettivamente affrontare i problemi dell'umanità. Il maggior problema del nostro tempo è la decadenza della fede nell'immortalità personale e questo problema non può neanche venire impostato, mentre la maggior parte degli esseri faticano come buoi o tremano per la paura della polizia segreta. Quanto hanno ragione gli operai di essere materialisti! Quanto hanno ragione di capire che la pancia viene prima dell'anima, non in un rapporto di valori, ma di tempo! Capito questo, si riescono almeno a capire gli interminabili orrori di cui oggi soffriamo. [ ... ] Il problema è molto facile. Gente come quel soldato italiano avranno il diritto di vivere decentemente, pienamente, come oggi sarebbe possibile, o non ce l'hanno? La gente comune deve essere respinta nel fango, oppure no? Personalmente credo, forse su dati insufficienti, che presto o tardi la gente comune v:incerà la sua battaglia. Ma Biblioteca Gino Bianco 73

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