Diario - anno VI - n. 8 - giugno 1990

lotta di classe. Se la repubblica avesse vinto, il partito della povera gente ·si sarebbe ,rinforzato in tutto il mondo. Invece perse, e i capitalisti di tutto il mondo ·si fregarono le mani. Quello era il vero nodo. Tutto il resto n011era che fumo. Non posso pensare alla guerra spagnola senza che mi tornino in mente due ricordi. Uno è dell'ospedale a Lerida e delle voci piuttosto flebili dei soldati feriti., quando intonavano una canzone con un ritornello, che terminava con queste parole: Una resoluci6n, Luchar hast' al fin! Ebbene essi lottarono sino alla fine. Negli ultimi 18 mesi della guerra, le armate repubblicane devono aver combattuto quasi senza sigarette e con poco o niente da mangiare. Quando lasciai la Spagna, verso la metà del '37, la carne e il pane erano già scarsi, il tabacco una rarità, il caffè e lo zucchero quasi introvabili. L'altro ricordo è quello del soldato italiano che mi strinse la mano nel corpo di guardia, H giorno in cui mi arruolai nella milizia. Ho già parlato di quest'uomo all'inizio del mio libro sulla guerra spagnola e non voglio ripetermi. Quando ricordo - e con quale vivezza - la sua uniforme sdrucita, quel volto ardito, patetico e innocente, le complessità ideologiche della guerra sembrano svanire e capisco che, ad ogni modo, non c'erano dubbi su chi avesse ragione. Nonostante la politica della violenza e le menzogne dei giornalisti, il motivo centrale della guer·raera il tentativo, da parte di gente come questo soldato, di ottenere un tenore di vita decente, che sapevano di avere il diritto di pretendere. È difficile pensare alla fine probabile di questo soldato, senza avvertire una complessa amarezza. Siccome lo incontrai nella caserma Lenin, era probabilmente un trotzkista o un anarchico e, date le condizioni del nostro tempo, uomini come lui, se non ·sono uccisi dalla Gestapo, sono generalmente fatti fuori dalla GPU. Ma questi assassini non hanno un effetto duraturo. Il volto di quell'uomo, che vidi soltanto per un minuto o due, continua a restarmi impresso come una specie di ricordo visivo di ciò per cui 72 Biblioteca Gino Bianco

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