ritenerli gente di un altro pianeta, pericolosa; entrare nell'andito oscuro di quella pensioncina fu per me come scendere in qualche pauroso luogo sotterraneo, una fogna pullulante di ratti, per esempio. Entrai, certo di dover fare subito a pugni con qualcuno. Quella gente si sarebbe subito accorta che non ero uno di loro e pertanto ne avrebbe dedotto ch'ero andato là per spiarli; e allora mi si sarebbero gettati addosso e mi avrebbero buttato fuori: ecco ciò che mi aspettavo. Sapevo di doverlo fare, ma la prospettiva non mi rallegrava. Entrato che fui, un uomo in maniche di camicia comparve non so da dove. Era il deputy, il commesso, ed io gli dissi che volevo un letto per la notte. Il mio accento, notai, non lo colpl; si limitò a chiedermi nove pence, dopo di che mi fece strada fino a una cucina maleodorante illuminata da un caminetto, nel seminterrato. C'erano scaricatori, manovali e qualche marinaio che seduti intorno giocavano a dama e bevevano tè. Mi degnarono sl e no d'una occhiata. Ma era un sabato sera e un giovane e robusto scaricatore di porto era ubriaco e girava traballando per la stanza. Si volse, mi vide e mi venne incontro sulle gambe malferme con la grossa faccia paonazza protesa in avanti e un pericoloso -luccichio negli occhi imbambolati. Mi irrigidii. La scazzottatura era già in vista, dunque! Un istante dopo lo scaricatore mi crollava sul petto gettandomi le braccia al collo. « Prenditi una tazza di tè, amico! » gridò con voce di pianto. « Prenditi una tazza di tè! » [Tra i minatori disoccupati] Mi resi conto ·per la prima volta del problema della disoccupazione nel 1928. In quel periodo ero appena tornato dalla Birmania, dove la disoccupazione era soltanto una parola, ed ero andato in Birmania quand'ero ancora ragazzo e il boom del dopoguerra non s'era ancora esaurito del tutto. Quando vidi per la prima volta da vicino dei disoccupati, la cosa che mi sbalordl e mi atterrl fu scoprire che molti di loro si vergognavano di essere senza lavoro. Ero molto ignorante, ma non cosi ignorante da immaginare che, quando la perdita di mercati esteri costringe due milioni alla disoccupazione, questi due milioni siano da biasimare più di coloro che hanno preso biglietti BibliotecaGino Bianco
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