cosa in solitudine, avevo finito per portare il mio odio dell'oppressione al di là d'ogni limite. In quel periodo, il fallimento mi sembrava essere la sola virtù. Ogni sospetto di carriera, di « successo » nella vita anche nel senso di riuscire a guadagnare qualche centinaio di sterline all'anno, mi pareva spiritualmente turpe, una specie di prepotenza. Fu cosl che i miei pensieri mi indirizzarono verso la classe operaia inglese. Era la prima vcdta che mi rendevo realmente conto della classe operaia, e tanto ,per cominciare era solo perché mi forniva un'analogia. Gli operai erano le vittime simboliche dell'ingiustizia, avendo la stessa parte in Inghilterra come i birmani l'avevano in Birmania. In Birmania il problema era stato d'una semplicità estrema: i bianchi erano in alto e i neri in basso, e pertanto la tua simpatia andava ovviamente ai neri. Mi rendevo conto ora che non c'era nessun bisogno di andare fino in Birmania per trovare la tirannide e lo sfruttamento. Qui, in Inghilterra, sotto i tuoi piedi, c'era la sommersa classe operaia, che pativa sofferenze profonde, in maniera diversa, quanto ogni dolore che un orientale abbia mai conosciuto. La parola « disoccupazione » era sulle labbra di tutti. [ ...] Ma non sapevo nulla delle condizioni della classe operaia. Avevo letto le cifre relative ai disoccupati, ma non avevo cognizione di ciò che implicavano; soprattutto ignoravo il fatto essenziale che la povertà « rispettabile » è sempre la peggiore. Il terribile destino di un onesto operaio improvvisamente gettato in mezzo a una strada dopo tutta una vita di continuo favoro, le sue lotte tormentose contro leggi economiche che non comprende, la disintegrazione delle famiglie, il covrosivo senso di vergogna... tutto ciò andava al di là della mia esperienza. Quando pensavo alla povertà, ci pensavo in termini di fame e di abbrutimento. Perciò la mia mente si volse immediatamente verso i casi estremi, i reietti sociali: vagabondi, mendicanti, criminali, prostitute. Costoro erano « gli infimi tra gli infimi » ed era questa fa gente con cui volevo entrare in contatto. Ciò che volevo profondamente, in quel periodo, era di trovare un modo di uscire del tutto dal mondo rispettabile. Riflettei su ciò a lungo, studiai perfino delle parti del mio piano in ogni particolare; come poter vendere tutto, dar via tutto, cambiar nome e cominciare senza denaro e con soltanto gli abiti che si hanno indosso. Ma nella vita reale Biblioteca Gino Bianco
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