Diario - anno VI - n. 8 - giugno 1990

luto ordinario induriti dalla sporcizia di un decennio; pensavi ai nodi e agli strati di cenci luridi sotto, e al disotto di tutto il corpo non lavato, scuro (cosi solevo immaginarlo), dal fortore acuto di lardo. Osservavi un vagabondo togliersi le scarpe in un fosso... UH! Non ti passava veramente per il capo che al vagabondo poteva non :piacere d'avere i piedi neri. E anche la gente bassa che sapevi essere pulita - i domestici, per esempio - era lievemente scostante. L'odore della sua traspirazione, lo stesso tessuto della sua epidermide erano misteriosamente diversi dalla tua. [Espiazione] Quando tornai in patria per una licenza nel 1927 ero già parzialmente deciso ad abbandonare il mio lavoro, e qualche boccata d'aria inglese mi risolse. Non sarei tornato :per essere un elemento di quell'ignobile dispotismo. Ma io volevo molto di più del semplice sottraruni al mio lavoro. Per cinque anni avevo fatto parte di un sistema di oppressione e ciò mi aveva fa.sciato la coscienza inquieta. Il ricordo di innumerevoli facce (facce di detenuti sul banco degli accusati, di uomini in attesa nelle celle della morte, di subordinati con cui avevo fatto il gradasso e di vecchi contadini che avevo mortificato, di servi e facchini che avevo preso a pugni in momenti di rabbia - quasi tutti fanno cose del genere in Oriente, se non d'abitudine, comunque, in più di un'occasione; gli orientali possono essere provocanti al'l'est-remo-) mi ossessionava intollerabilmente. Ero consapevole di un immenso peso di co1pa che dovevo espiare. Immagino che tutto ciò possa sembrare esagerato; ma se faceste per cinque anni un lavoro che disapprovate profondamente, con ogni probabilità sentireste lo stesso. Avevo ridotto ogni cosa alla semplice teoria che gli oppressi hanno sempre ragione e gli oppressori sono sempre nel torto: teoria errata, ma conseguenza naturale dell'essere voi stesso uno degli oppressori. Sentivo di dover sottrarmi non soltanto all'imperialismo ma ad ogni forma del dominio dello uomo sull'uomo. Volevo sommergermi, scendere in mezzo agli oppressi, essere uno di loro e schierarmi al loro fianco contro i loro tiranni. E, soprattutto perché avevo dovuto riflettere e scoprire ogni 52 Biblioteca Gino Bianco

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