Diario - anno VI - n. 8 - giugno 1990

dove alle pareti campeggiavano grandi ritratti degli avi defunti, insieme a1 re e alla regina... La recita serale del rosario, le buone maniere, la castigatezza dell'eloquio, i servizi igienici spartani, l'ossessiva autarchia alimentare (la frutta e la verdura dell'orto, marmellate e sciroppi fatti in casa, le uova e il pollame dei ,propri poderi, il vino della propria vigna...), alzarsi all'alba e a letto aHe dieci, le visite ricorrenti alla tomba di famiglia (con i fiori del proprio giardino) ... Contro quel mondo, contro quella mentalità, per quel che ne restava nei miei genitori (poco, ma sempre troppo per me), ho fatto negli anni Cinquanta H mio « Sessantotto». Ogni generazione o quasi fa il suo « Sessantotto». Nel mio caso, una piccola battaglia privata contro quelli che sentivo i principa:li ostacoli alla mia « liberazione »: la religione, i tabu sessuali, il conservatorismo politico. L'emancipazione dal passato mi sembrò richiedesse anche la separazione fisica da oggetti e beni familiari, dei quali mi sbarazzai allegramente ( « tabula rasa » !). Più tardi me ne sono vergognato. Ricordo peraltro che mio padre non si stancava di dolersi - per ammonirci implicitamente a non ripetere la stessa empietà - di aver venduto, dopo :la morte dei suoi genitori, la fattoria già appartenuta al padre e al nonno. Ma si asteneva con noi figli dal tentare un'interpretazione di quel gesto: si limitava a dire che era stata una sciocchezza, una mancanza di rispetto, e anche un pessimo affare... Com'è bello che Huston, questo regista cosi americano, affascinato per tutta la sua lunghissima carriera dall'azione e dal delitto - la lotta per la vita, Ja guerra, lo sport, il denaro, il potere, la rapacità, la crudeltà... - abbia voluto concludere la sua opera e la sua vita con un film che è un omaggio alla vecchia Europa, all'umile Irlanda dei suoi vecchi, un film che si svolge tutto in poche stanze e in cui non succede niente! Bibli 1eca Gino Bianco

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