Diario - anno VI - n. 8 - giugno 1990

calcoli dell'ingegnere-poeta? ti faresti dparare l'impianto daH'elett·ricista-drammaturgo? Non resterebbe che riservargli i lavori più elementari. Quanto agli artisti e scrittori dilettanti, tutti o quasi quelli che ho conosciuto non solo dipingevano brutti quadri, scrivevano brutte poesie ecc. (che sarebbe poco male), ma purtroppo lasciavano anche assai a desiderare nel lavoro con cui si mantenevano: cattivi medici, professori ignoranti, artigiani ,pasticcioni, giudici neghittosi, avvocati inetti, funzionari e impiegati negligenti e non di rado corrotti. Per molti di costoro, il fatto di frequentare le Muse era la scusa per sentirsi superiori ai loro doveri. Gente tutt'altro che innocente e innocua, divorata dalla van•itànon meno degli artisti e scrittori di professione. Non basta non essere professionisti, bisognerebbe essere anonimi. Quando vedo f i 1m come I morti (che nella versione italiana ha preferito conservare il titolo originale The Dead per non turbare i nostri spettatori) o Il pranzo di Babette, la mia disposizione critica cede subito, fin dalle prime immagini, a un moto di reverenza e commozione quale suppongo debba provare un credente entrando in chiesa. Si tratta, infine, di incontri con i miei morti, un particolare tipo di persone che chi ha la mia età ha fatto ancora in tempo a conoscere. L'emozione è tanto più forte perché queste occasioni sono sempre più rare e presto cesseranno del tutto. Quale regista oggi in Italia sarebbe capace di ricostruire 1a vita della piccola borghesia di cent'anni fa? A parte talento e cultura, fa molla decisiva non può non essere sentimentale: per darne una rappresentazione credibile, quel mondo bisogna in qualche misura averlo amato e sofferto e sentirne l'eredità. Della piccola borghesia, che aveva conservato il suo stile fino agli anni Quaranta-Cinquanta, ho conosciuto gli ultimi rappresentanti, che mi hanno permesso di dedurre anche l'epoca precedente. Mia nonna, nata nel 1875, mi poteva parlare di sua madre che aveva assistito, bambina, all'entrata a Milano di Vittorio Emanuele e Napoleone III; e ancora di un prozio, il matto della famiglia, che nel '12 era andato volontario in Russia con la Grande Armée ... Tra pochi anni non ci sarà più nessuno che 28 Biblioteca Gino Bianco

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