stato determinaito dai baffi, comuni ai due personaggi, o dal De e dall'is con cui iniziano e finiscono i loro cognomi. Ovviamente nessuna rettifica o scusa è apparsa nei giorni successivi: gli « interessati» erano entrambi morti da tempo; quanto ai « fottori », chi mai se n'era accorto? Sul « Mercurio » (il supplemento culturale di « Repubblica ») del 14 ottobre '89 alle pagine 20-21 sono pubblicate alcune lettere inedite di Renato Bi.rolli. Purtroppo sotto le quattro immagini che illustrano H servizio (tre fotografie e un autoritratto) il pittore viene sempre identificato dalle didascalie come Bruno BariUi. Vero è che a Bruno Barilli è dedicato (pagine 12-13 dello stesso supplemento) un servizio pure illustrato da quattro immagini, dove peraltro Barilli conserva la sua identità. Forse se il serV'iziosu Birolli avesse preceduto quello su Barilli, sarebbe stato Barilli a figurare come Birolli. Certo è che, per il «Mercurio», la convivenza nello stesso numero di un Barilli e un BiroHi, è troppo. 17 ottobre '89. Nel paginone centrale di « Repubblka » l'anticipazione di alcuni passi di un saggio di Starobinski su Montesquieu è illustrata da due ritratti (una fotografia e una « stampa d'epoca ») che secondo la didascalia identifiicherebbero H critico svizzero e l'autore delle Lettres persanes. Forse la foto ritrae effettivamente Starobinski (non lo conosco abbastanza per esserne sicuro). Certamente l'altra immagine non ha niente, ma proprio niente a che fare con Montesquieu: non c'è la minima rassomiglianza fisica ma soprattutto, ciò ch'è più grave, l'acconciatura e l'abito del personaggio sono di quasi due secoli prima. Sarebbe come confondere Giambattista Vico con Benedetto Groce, un generale napoleonico con Eisenhower. La « stampa d'epoca » si riferisce· a tutt'altra epoca. Il personaggio ha tutta l'aria di essere Montaigne. Ciò spiegherebbe l'equivoco: infatti sia Montaigne che Montesquieu iniziano per M, anzi per Mont, hanno cioè ben quattro lettere, e Je prime, in comune. Che, per « la Repubblica», è già molto. E inoltre sono entrambi francesi e di sesso maschile, dati che la redazione culturale di « Repubblica » probabilmente conosce e di cui avrà tenuto conto. Col che, se restano sempre aperte possiBiblioteca Gino Bianco
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