Diario - anno V - n. 7 - aprile 1989

ucciso decine di francesi. La borghesia trionfava, mentre le case del faubourg St. Antoine .fumavano ancora; i muri rovinavano, sfondati dai proiettili; l'interno delle stanze, scoperto, mostrava le ferite delle pareti, i mobili fracassati s'incenerivano, frammenti di specchi rotti scintillavano... Ma dov'erano i padroni? Gli inquilini? Nessuno pensava a loro... in certi punti avevano sparso sabbia, ma il sangue ci filtrava attraverso. Non lasciavano andare al Pantheon, rovinato dalle cannonate; sui houlevards c'erano delle tende da campo, i cavalli brucavano gli alberi che fiancheggiano i Champs Elysées; la Place de la Concorde era ingombra di fieno, di armamenti dei corazzieri, di selle; nel giardino delle Tuileries i soldati cuocevano la minestra accanto alle cancellate. Dal 1814 Parigi non aveva visto una cosa simile. Trascorse ancora qualche giorno e Parigi cominciò a prendere l'a~petto abituale; gruppi di bighelloni riapparvero sui boulevards; le signore eleganti andavano in carrozza o in cabriolet a vedere le macerie delle case e le tracce della lotta accanita... solo le frequenti pattuglie e i gruppi di arrestati ricordavano le terribili giornate; soltanto allora quel che era accaduto cominciò a chiarirsi. C'è in Byron una descrizione di combattimento notturnò; i particolari sanguinosi sono celati dall'oscurità; all'alba, quando la battaglia è finita da un pezzo, se ne vedono i relitti, le armi, le vesti insanguinate. Quella stessa alba subentrava ora nell'anima e illuminava una tremenda desolazione. La metà di quanto avevamo sperato e creduto era stata uccisa, pensieri di negazione, di disperazione vagavano per la mente, vi prendevano radice. Chi avrebbe mai supposto che nell'anima nostra, passata attraverso tante prove, temprata dallo scetticismo dell'epoca, rimanesse ancora tanto da distruggere? In quei giorni Natalie scriveva a Mosca: « Guardo i nostri bambini e piango, ho paura, non oso più desiderare che rimangano vivi, forse li attende la medesima terribile sorte ». In queste parole c'è l'eco di tutto ciò che abbiamo vissuto, appaiono in esse anche gli omnibus zeppi di cadaveri, i prigionieri con le mani legate, accompagnati da insulti, e il povero ragazzo sordomuto fucilato a pochi passi da casa nostra per non aver udito: « Girate al largo! » Come poteva tutto ciò ripercuotersi diversamente sull'animo di una donna che, per sua sventura, capiva cosl profondamente tutte le 61 Biblioteca Gino Bianco

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