la Place du Carroussel. Io ascoltavo il tuono, le campane a stormo e non potevo saziarmi di contemplare Parigi, come stessi per dirle addio; in quel momento l'amai con passione; fu l'ultimo tributo alla grande città; dopo le giornate di giugno mi nauseò. Sull'altra riva si costruivano barricate in tutti i vicoli e in tutte le strade. Come se fosse oggi, rivedo quegli individui foschi in volto che trascinavano sassi; i bambini, le donne che li aiutavano. Su una barricata già quasi terminata sall un giovane studente del Politecnico, piantò la bandiera e intonò piano la Marsigliese, con voce bassa, mestamente solenne; tutti quelli che lavoravano si misero a cantare e il coro di quell'inno sublime echeggiante tra i sassi delle barricate afferrava l'anima ... Le campane seguitavano a suonare a stormo. Intanto il passo dell'artiglieria rimbombava sul ponte dove il generale Bedeau esaminava col cannocchiale le posizioni nemiche ... Tutto si poteva ancora evitare, in quel momento, si poteva ancora salvare la repubblica, la libertà deH'Europa intera, una riconciliazione era ancora possibile. Il governo ottuso e maldestro non seppe farlo, l'Assemblea non volle, i reazionari chiedevano la vendetta, il sangue, l'espiazione ,per i'l 24 febbraio, e la guardia nazionale offriva loro gli esecutori. La ·sera del 26 giugno, dopo la vittoria della· guardia nazionale su Parigi, sentimmo delle salve regolari a brevi intervalli ... Ci guardammo ... tutti eravamo verdi in faccia... « Stanno fucilando! » dicemmo ad una voce, e ci scostammo l'uno dall'altro. Io premetti la fronte sul vetro della finestra. Per attimi come quelli si odia per dieci anni, ci si vendica per tutta la vita; guai a colui che perdona in quegli att1mi! Al macello durato quattro giorni subentrò la quiete e la pace dello stato d'assedio; le vie erano ancora sbarrate, assai di rado s'incontrava una carrozza; l'arrogante guardia nazionale, con facce piene ·di astio feroce e stupido, custodiva le sue botteghe, minacciando con la baionetta e col calcio del fucile; folle deliranti di guardie mobili ubriache passavano sui boulevards cantando: « Mourir pour la patrie ». Ragazzi di sedici o diciassette anni si vantavano del sangue dei fratelli che imbrattavano le loro mani, e a loro gettavano fiori le borghesucce sbucate fuori dal banco del negozio per salutare i vincitori. Cavaignac si portava attorno in carrozza un mostro che aveva 60 Biblioteca Gino Bianco
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