Diario - anno V - n. 7 - aprile 1989

[ Gli hahitués della rivoluzione] Nel caffè a una decina di tavolini sedevano con aria d'importanza gli svariati habitués della dvoluzione, e lanciavano torve occhiate significative da sotto i cappelli di feltro a larghe tese, da sotto i berretti con le minuscole visiere. Erano gli eterni spasimanti della Penelope rivoluzionaria, le inevitabili figure di tutte le dimostrazioni politiche, quelli che ne costituiscono la coreografia, lo sfondo, terribili da lontano come i draghi di carta coi quali i cinesi volevano spaventare gli inglesi. Nei tempi torbidi dei rinnovamenti sociali, delle tempeste, quando gli stati escono per molto tempo dal loro consueto ingranaggio, nasce una nuova generazione di uomini che si ,possono chiamare i coristi della rivoluzione; cresciuta su un suolo mobile e vulcanico, educata nel tumulo e nell'interruzione d'ogni lavoro, sin dai primi anni essa si assimila all'ambiente di agitazione politica, ne ama il lato drammatico, la messa in scena solenne e chiassosa. Come per Nicola I la scienza del marciare era l'essenziale nel campo militare, cosl per questi uomini i banchetti, le dimostrazioni, le proteste, le adunate, i brindisi, le bandiere sono l'essenziale della rivoluzione. Vi sono tra loro persone buone, valorose, sinceramente devote e pronte a esporsi alle pallottole, ma, in genere, sono molto corte di cervello ed enormemente pedanti. Conservatori statici in tutto ciò che vi è di rivoluzionario, si ,fermano su un programma qualsiasi e non vanno avanti. Dissertando tutta la vita su un esiguo numero di idee politiche, essi ne conoscono, per cosl dire, il lato retorico, la vestizione sacerdotale, cioè i luoghi comuni, che appaiono successivamente e sono sempre gli stessi come gli anatroccoli del noto giochetto infantile, negli articoli dei giornali, nei discorsi conviviali, e nelle alzate d'ingegno parlamentari. Oltre agli ingenui, ai dottrinari della rivoluzione, affluiscono naturalmente verso questo ambiente artisti misconosciuti, scrittori sfortunati, studenti che non hanno finito l'università ma hanno finito di studiare, avvocati senza cause, artisti senza talento, uomini con un grande amor proprio ma con piccole capacità, con enormi pretese, ma senza fermezza ed energia nel lavoro. L'ordine esteriore che in tempi BibliotecaGino Bianco 57

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