Diario - anno V - n. 7 - aprile 1989

lizzava, lo rendeva pietoso e nello stesso tempo sviluppava il suo pensiero con straordinaria forza e poesia. La discussione finiva per lo più nel sangue che sgorgava dalla sua gola di malato; pallido ed affannato, oon gli oochi fissi sul suo interlocutore, si portava con mano tremante il fazzoletto alla bocca, e si .fermava, profondamente af.flitto ed avvilito dalla propria debolezza .fisica.Quanto lo amavo e lo compativo in momenti come quelli! Oppresso economicamente dagli appaltatori della letteratura, e moralmente dalla censura, circondato a Pietroburgo da gente dotata di scarsa simpatia, roso da un morbo per il quale il clima del Baltico era mortale, Belinskij diventava sempre più irritabile. Sfuggiva gli estranei, era timido e quasi selvaggio, e trascorreva talvolta intere settimane ozioso e cupo. La redazione gli mandava allora un biglietto dopo l'altro, e il letterato asservito afferrava digrignando i denti la penna, per scrivere quei velenosi articoli, frementi di sdegno, e quegli atti d'accusa che tanto colpivano i suoi lettori. Spesso veniva, sfinito, a riposarsi da noi; si stendeva per terra e si trastullava per delle ore col bambino di due anni. Finché eravamo in tr,e, le cose andavano a gonfie vele, ma al trillo del campanello una smorfia convulsa gli contraeva il viso, si guardava attorno preoccupato e cercava il suo cappello, poi, conformandosi alla debolezza slava, rimaneva da noi. Allora, qualche parola o un'osservazione non gradita provocava le scene e le discussioni più originali ... Una volta, va a pranzo da un letterato durante la settimana santa; vengono serviti dei piatti di magro. « È da molto, » domanda lui, « che siete cosl religiosi? » « Noi, » risponde il letterato, « mangiamo di magro per via della servitù. » « Per la servitù? » domanda Belinskij impallidendo. « Per la servitù? » r1peté alzandosi. « Dov'è la vostra servitù? Dirò loro che voi li -ingannate. Qualunque vizio sincero è meglio e più umano di questo disprezzo verso il debole e l'oscuro, di quest'ipocrisia che fomenta l'ignoranza. E voi vi credete degli uomini liberi? Siete sul medesimo piano di tutti gli zar, i popi e i latifondisti! Vi saluto, io non mangio di magro a scopi didattici, perché non ho servitù! » 56 Biblioteca Gino Bianco

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