diverso e più profondo. I nostri giovani .filosofi non avevano guastato solo le 1oro frasi, ma finanche l'intendimento; il loro rapporto con la ,vita, con la realtà era diventato scolastico, libresco: era insomma quella tale comprensione pedante delle cose semplici, cosl genialmente derisa da Goethe nella conversazione di Mefistofele con lo studente. Tutto ciò che effettivamente era immediato, ogni sentimento semplice, veniva innalzato sino alle categorie astratte, e ne tornava indietro senza una goccia di sangue vivo, come una pallida, algebrica ombra. In tutto questo vi era una particolare ingenuità, poiché era cosa completamente sincera. Un uomo che andava a spasso ai Sokol'niki vi si recava per abbandonarsi al sentimento panteistico della unità col cosmo; e se, strada facendo, s'imbatteva in qualche soldato alticcio oppure in una donna che attaccava discorso, il filosofo non conversava semplicemente con costoro, ma definiva la sostanza popolare in una sua manifestazione immediata e fortuita. Persino la lacrima pronta a spuntare dalle palpebre veniva severamente assegnata alla propria categoria: o al Gemut oppure al « tragico nel cuore ». Lo stesso avveniva nell'ambito dell'arte. La conoscenza di Goethe, soprattutto della seconda parte del Faust (o perché essa è meno bella della prima, o perché è più ardua) era una cosa indispensabile quanto il possesso di un abito. La filosofia della musica era posta in primo piano. Di Rossini, si capisce, non si parlava nemmeno, per Mozart ,si mostrava una certa condiscendenza pur giudicandolo infantile e scialbo, mentre si eseguivano analisi filosofiche su ogni accordo di Beethoven, e si rispettava molto Schubert, non tanto, immagino, per le sue bellissime arie, quanto per il fatto che per esse sceglie dei temi ifilosofici quali Die Allmacht, Der Atlas. Insieme con la musica italiana era messa al bando la letteratura francese e in genere tutto ciò che era francese, e quindi, strada facendo, anche tutti gli aspetti politici. Dopo quanto è stato detto, è .facile indovinare il campo sul quale ci dovevamo ,per forza scontrare ed impegnare la battaglia. Finché si discuteva sul fatto che Goethe era oggettivo, ma che la sua oggettività era soggettiva, mentre invece Schiller era un poeta soggettivo, tutto si svolse pacificamente. Ma non tardarono a presentarsi questioni più appassionanti. 5.3 Biblioteca Gino Bianco
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