ticipato molti motivi ispiratori della Riforma, ne ha preparato il terreno, condivide le tesi di Lutero, ma vorrebbe che fosse la Chiesa ad autoriformarsi. l'l grande Erasmo, sapiente ma sc-ettico, tollerante ma ambiguo, indipendente ed equanime ma pavido, non vuole arrivare allo scontro e alla rottura. Contro gli opposti estremismi del Papa, di Lutero, di Enrico VIII, egli cerca di mediare e conciliare, ma infine se ne tira fuori; contro la follìa, contro il male del mondo, si consola con la cultura. I ritratti di Holbein, Metsys, Dilrer ce lo mostrano costantemente di profilo, gli occhi abbassati, intento a scrivere, circondato da libri. Se Erasmo rappresenta, per cosl dire, l'ala sinistra della destra, Melantone è l'ala destra delila sinistra. Teoricamente, le loro posizioni sono molto vicine (su diverse questioni specifiche Erasmo era anzi più « a sinis,tra » di Melantone e dello stesso Lutero). Ma ciò che li divide è sostanziale, decisivo. Anche Melantone aborriva gli eccessi, era angosciato dallo scontro con Roma e non volle mai disperare, per.fino contro l'evidenza, della possibilità di evitare lo scisma, senza derogare dai principi. Ma intanto aveva scelto. Il salto che Erasmo non è mai stato capace di compiere, Melantone l'ha fatto subito, secondo coscienza e ragione, contro la sua natura e la sua cultura, ed è stato fedele fino in fondo; è passato attraverso la tempesta, •senza schivare i colpi, uscendone stravolto. E tuttavia su quel volto gramo e devastato la piega della bocca sembra ancora tentare l'accenno di un sorr,iso. 48 Biblioteca Gino Bianco
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