Diario - anno V - n. 7 - aprile 1989

ticipato molti motivi ispiratori della Riforma, ne ha preparato il terreno, condivide le tesi di Lutero, ma vorrebbe che fosse la Chiesa ad autoriformarsi. l'l grande Erasmo, sapiente ma sc-ettico, tollerante ma ambiguo, indipendente ed equanime ma pavido, non vuole arrivare allo scontro e alla rottura. Contro gli opposti estremismi del Papa, di Lutero, di Enrico VIII, egli cerca di mediare e conciliare, ma infine se ne tira fuori; contro la follìa, contro il male del mondo, si consola con la cultura. I ritratti di Holbein, Metsys, Dilrer ce lo mostrano costantemente di profilo, gli occhi abbassati, intento a scrivere, circondato da libri. Se Erasmo rappresenta, per cosl dire, l'ala sinistra della destra, Melantone è l'ala destra delila sinistra. Teoricamente, le loro posizioni sono molto vicine (su diverse questioni specifiche Erasmo era anzi più « a sinis,tra » di Melantone e dello stesso Lutero). Ma ciò che li divide è sostanziale, decisivo. Anche Melantone aborriva gli eccessi, era angosciato dallo scontro con Roma e non volle mai disperare, per.fino contro l'evidenza, della possibilità di evitare lo scisma, senza derogare dai principi. Ma intanto aveva scelto. Il salto che Erasmo non è mai stato capace di compiere, Melantone l'ha fatto subito, secondo coscienza e ragione, contro la sua natura e la sua cultura, ed è stato fedele fino in fondo; è passato attraverso la tempesta, •senza schivare i colpi, uscendone stravolto. E tuttavia su quel volto gramo e devastato la piega della bocca sembra ancora tentare l'accenno di un sorr,iso. 48 Biblioteca Gino Bianco

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