Diario - anno V - n. 7 - aprile 1989

dell'ex marxista approdata al cattolicesimo. Un'operazione assolutamente r,iduttiva e falsificatoria, pur tenendo nel debito conto la -sua svolta religiosa. Strana cattolica, invero, che rifiutava Chiesa e -sacramenti. Strana mistica, che voleva esser paracadutata in Francia per partecipare alla resistenza contro i tedeschi e consumava le sue ultime energie a scr1vereun testo per la ricostruzione politica dell'Europa -su nuove basi. Ora la Weil sembrerebbe finalmente liberata dai rigori delle censure e dalle equivoche angustie di culti ,semiclandestini. Adelphi è un editore importante, e per di più aUa moda. Nulla osta alla circo1azionedella Weil. Benvenuta anzi nel gran bazar del consumismo culturale che omologa tutto: ecologia e nichilismo, alchimia e robotica, ,gialli e zen, horror e informatica, mistica e pubblicità, Platone e Severino, culo e Quarantore... Già 'la Weil aveva capito il processo in atto, per cui una poesia di Valéry era assimilabile a1la réclame di una crema di bellezza. La Weil resta infinitamente più vicina a coloro che l' avevano censurata perché la sendvano pericolosa e ,imbarazzante che non al pubblico dei nostri giorni, ipervaccinato contro ogni infezione etica o problematica. . Alla degradazione culturale -s'è accompagnata una altrettanto irrimediabile degradazione politica. Sul n. 6 di questa rivista abbiamo pubblicato il ·saggiodella Weil Per la soppressionedei partiti politici (insieme a un altro testo inedito, Progetto di una formazione di infermiere di prima linea). Sono passati otto mesi ma non c'è -stata la minima reazione. Si capisce che i nostri politici non abbiano nessuna voglia di mettere in questione il loro ruolo e il loro ·reddito (il sistema partitocratico, che occupa centinaia di migliaia di persone, è di gran lunga fa maggior industria del paese). Ma i nostri inesauribili filosofi, ideologi, politologi? Unica eccezione: un ampio e argomentato articolo di Geno Pampaloni sul «Giornale» del 16/9/88: un critico letterario ·suun quotidiano di destra. Ancora pochi anni fa la cosa mi avrebbe procurato qualche -sorpresa e anche un po' d'imbarazzo, pur non facendomi illusioni sulla nostra cultura cosiddetta di sinistra: ora no, che da questa cultura non mi aspetto letteralmente nulla. Leggendoquelle pagine soritte nel '43, d si rende conto che il loro bersaglio era ancora lontano dall'aver toccato il grado di irresponsa45 Biblioteca Gino Bianco

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