riore saggezza e compassione, una più profonda umanità. Questo è stato vero, qualcosa del genere è effettivamente accaduto tra la fine del secolo scorso e l'inizio di questo, con un'eco che via via affievolendosi è giunta fino a pochi decenni fa. Ma la scelta di quella minoranza significativa di professionisti che svolgevano il loro lavoro come una missione, trascurando cartiiera e profitto, dipendeva più dalla vocazione che dall'esperienza professionale (questa poi confermava quella). Di quei prindpi socialisti, di quei sentimenti umanitari non è rimasta traccia. Medici e avvocati partecipano alla lotta economica come tutti quanti, e le persone con cui entrano in rapporto li interessano unicamente per il guadagno che ne possono ricavare. È la regola generale, che però nel loro caso tocca il punto più basso: tutti viviamo, chi più chi meno, a spese di qualcun altro, di cui quindi diventiamo la sventura; avvocati e medici vivono della sventura (una tassa sulla sventura, tassa talora più pesante e rovinosa della sventura stessa). Tornando al discorso iniziale, l'esperienza diretta e quotidiana di quanto -siasottile il limite che separa la salute dalla malattia, il successo dalla rovina, la vita dalla morte, non sembra turbarli. O forse invece li spaventa tanto da indurli a operare una sorta di rimozione totale. Il meccanismo di d1fesa accentua morbosamente, assurdamente il loro attaccamento a quei valori di cui pure conoscono, dovrebbero conoscere più di chiunque altro, l'estrema precarietà e revocabilità. E anziché solidali e pietosi verso gli sventurati che si affidano a loro, essi li disprezzano per poterli impunemente ·sfruttare, li odiano proprio perché gli ricordano .iJ comune destino, e in genere diventano i loro ulteriori, estremi aguzzini. Quanto detto riguarda soprattutto la massa dei professionisti medi. La clientela abituale dei cosiddetti luminari della medicina e del diritto appartiene invece all'alta società, a:l mondo della ricchezza e del potere {siano persone o enti, banche, grandi aziende) e il rapporto è di alleanza anziché di sfruttamento. I ricchi fruiscono delle più efficaci prestazioni professionali, mentre i pur elevati costi incidono sul loro bilancio in misura trascurabile. Ma il grande professionista non rifiuta il cliente medio o basso, purché sia disposto a pagare; il quale si ras·segna a ricorrervi solo in casi particolarmente gravi o disperati, quando ne va della vita, de1la libertà personale, della so43 Biblioteca Gino Bianco
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