Diario - anno V - n. 7 - aprile 1989

BIANCO E NERO Pogrom-safari. La mancata rivoluzione in Italia dipese dal fatto che non c'era il partito rivoluzionario e dalla collocazione subordinata del nostro paese nello scacchiere internazionale. Ma una condizione, necessaria seppur non sufficiente, c'era, nel '19 come nel '45: il proletariato formava la maggioranza della popolazione. La borghesia, ivi compresa la più piccola alle soglie della proletarizzazione, era minoranza. L'esito della rivoluzione, se ci fosse stato il partito in grado di dirigerla e se non l'avesse impedita la sfavorevole congiuntura internazionale, sarebbe stato deciso dalla capacità o meno dell'esercito, in aggiunta a polizia e carabinieri, di colmare con la superiorità delle armi l'inferiorità numerica, secondo uno schema ripetutosi nel '48 e nel '71 a Parigi, nel '19 in Germania e in Ungheria, nel '36-39 in Spagna. Ora che in termini numerici la situazione è capovolta, la maggioranza privilegiata {dai ricchissimi fino ai percettori di redditi sui 2 - 3 milioni mensili) non avrebbe più bisogno dell'intervento degli americani né dell'esercito e neppure di polizia e carabinieri. Se la classe dei salariati, dei sottoproletari, degli emarginati, degli esclusi (che viene calcolata nel 30% della popolazione) minacciasse o tentasse una qualche rivolta, questa sarebbe schiacciata facilmente dalla superiorità numerica e di mezzi della grande classe media unificata. Mentre supercapitalisti, top manager e big della politica opterebbero per una breve vacanza all'estero o si limiterebbero ad assistere, protetti dai loro gorilla e lacché, l'immane classe media non si priverebbe dell'onore e del piacere di scendere in campo e provvedere direttamente alla bisogna. Un esercito formato da milioni di burocrati, industriali, liberi professionisti, commercianti, agenti, concessionari, assessori, sottosegretari, consulenti, appaltatori, faccendieri, esattori, 25 Biblioteca Gino Bianco

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