Diario - anno V - n. 7 - aprile 1989

bruttura diventa familiare, confortevole, col tempo e con l'abitudine. Gli esperti del Potere lo sanno. All'inizio si prova repulsione, ci si indigna, ogni difetto viene messo puntigliosamente in evidenza nella segreta speranza e convinzione che la critica abbia qualche potere magico: possa annullare e far sparire gli oggetti che colpisce. È solo un'illusione superstiziosa, che non tarda mai troppo a rivelarsi per quello che è. E così, quando lo spirito critico è stanco, esausto, e non si diverte più con se stesso, subentra ,prima la rassegnazione amara e poi, infine, un'umile accettazione di ciò che è stato inutile rifiutare. Si è quasi grati a coloro che rimangono imperturbabilmente in sella ad onta delle frecciate del nostro odio. Invulnerabili al disprezzo e alla critica, gli uomini di potere continuano a governare, a dirigere giornali influenti, a scaraventarci addosso opere voluminose, a imporre ai nostri figli i loro libri scolastici. Giulio Andreotti ha vinto, come ha vinto Gianni Agnelli. La gente, in Italia, li ha dovuti subire tanto a lungo che li trova attraenti e simpatici, quei mostri di casa, li trova confortanti e protettivi. Sono diventati due simboli certi dell'incerta identità italiana. Hanno una certa classe. C'è un insuperabile tocco di eleganza stilistica nella loro inamovibilità. Nessuna opposizione H ha davvero logorati. Sono sempre al loro posto, come nuovi. I loro fans e aficionados sono 1n aumento. Negli anni del secondo miracolo economico italiano, negli anni del nuovo incremento della motorizzazione privata, in cui nessun italiano si vanterebbe più di una minuscola utilitaria, loro sono sull'onda. In anni nei quali l'amore italiano per lo stile signorile è aumentato, lo stile di quei due signori dell'industria e della politica si è imposto. Sono laconici, distaccati, precisi, la loro comunicativa consiste in questo. Stilisticamente Andreotti non sembra neppure uscito dalla Dc. Non si avventura in discorsi fumosi, architetture verbali interminabili e fantastiche come ponti sospesi nel vuoto, senza ,pilastri. Il Rinnovamento, questa continua alluvione di novità che trascina l'Italia in avanti verso l'eterno Meglio e Di Più, ha bisogno di punti di riferimento. Chi meglio di Agnelli e Andreotti può dare a noi italiani il senso della persistenza, della continuità, e la certezza che 1n tutto questo caos deve esserci un ordine se loro sono sempre loro e sono sempre ai foro posti di comando? Sono rassicuranti come 15 Biblioteca Gino Bianco

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