Diario - anno IV - n. 6 - giugno 1988

« Qui si era progettato di fare a pezzi quest'estate lo Heidegger in un gruppo di lettura critica estremamente ristretto diretto da Brecht e da me. Purtroppo Brecht, che sta piuttosto male, se ne andrà presto via di qui e io non mi sento di affrontare la cosa da solo. » (Walter Benjamin a Gerhard Scholem, 25 aprile 1930). Ah, che fatica! E che fatica sterile! Come dice Montaigne, è più difficile interpretare le interpretazioni che interpretare le cose. Infatti, interpretando le interpretazioni, non si arriva mai di nuovo alle cose da cui le interpretazioni nacquero. Nessuna interpretazione porta alle cose colui che non guarda {non ha guardato) alle cose. Guai a colui che si è perso nella rete delle interpretazioni allontanandosi dalle cose. Guai a me che qui l'ho fatto. I migliori scritti su Heidegger disponibili in italiano mi sono sembrati quelli di Karl Lowith e di Giinther Anders. Del primo si vedano soprattutto i Saggi su Heidegger (Einaudi 1966: su cui Cesare Cases ha scritto un'ottima recensione, ora in Il testimone secondario, Einaudi 1985, che accentua le critiche di Lowith), e poi le pagine dell'autobiografia La mia vita in Germania (Il Saggiatore 1988). Di Anders la rivista Micromega nel n. 2 del 1988 ha pubblicato uno scritto, « Nichilismo ed esistenza », che riesce ad esprimere un massimo di estraneità culturale e di comprensione storica del fenomeno Heidegger. Né Hannah Arendt né Adorno, su posizioni contrastanti, mi pare che raggiungano lo stesso grado di chiarezza descrittiva e di incisività critica. Ortega y Gasset, in Idee per una storia della filosofia (Sansoni 1983), muove sinteticamente all'ontologia accademica di Heidegger delle critiche molto equilibrate. Diversamente utili e interessanti, e comunque da leggere, mi sembrano g1i scritti di Jiirgen Habermas (in Il discorso filosofico della modernità, Laterza 1987), George Steiner (Martin Heidegger, Sansoni 1980) e Victor Farias (Heidegger e il nazismo, Bollati Boringhieri 1988). Nel libro citato, Habermas, oltre che ad Heidegger, nei confronti del quale si mostra puntigliosamente agguerrito sulle orme dell'analisi demolitoria di Adorno (in Dialettica negativa, in Note per la letteratura e soprattutto nel libro, non ancora tradotto in italiano, ]argon der Eigentlichkeit), dedica un capitolo a Jacques Derri:da: nei confronti del cui pensiero mostra però, curiosamente, una notevole credulità, accostandolo 70 Biblioteca Gino Bianco

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