Diario - anno IV - n. 6 - giugno 1988

bile: o sono costretti a fare la parodia del Maestro seguendone le orme nello Schwarzwald, o viceversa ne diventano gli eloquenti avvocati nel profano linguaggio dimostrativo, riassuntivo della divulgazione giornalistica e scolastica. Le meraviglie del deserto. Dichiarazioni di agonia perenne e dichiarazioni di perentoria insondabilità, s•i leggevano nelle prime pagine di Violenza e metafisica, uno dei saggi con cui il filosofo francese Jacques Derrida rimetteva in circolazione con spavalda abbondanza di rumore, circa vent'anni fa, lo stile heideggeriano. Ascoltiamo: Che la filosofia sia morta ieri, dopo Hegel o Marx, Nietzsche o Heidegger - e la filosofia dovrebbe ancora errare verso il senso della sua morte - o che sia sempre vissuta sapendosi moribonda, come viene riconosciuto in silenzio nell'ombra prodotta da1la parola stessa che dichiarò la philosophia perennis; che essa sia morta un giorno, nella storia, o che sia sempre vi:ssuta di agonia e nel tentativo di aprire violentemente la storia per trovarvi la sua possibilità contro la non-filosofia, contro il suo fondamento avverso, il suo passato e il suo fatto, la sua morte e il suo scampo; che al di là di questa morte o di questa mortalità della filosofia, e forse anche grazie ad esse, il pensiero abbia un avvenire o che, come oggi si asserisce, sia tutto ancora di là da venire a cominciare da quello che si riservava ancora nella filosofia; o in un modo ancora più strano, che l'avvenire stesso abbia in tal modo un avvenire, sono tutte interrogazioni alle quali non si può dare una risposta. Sono, per nascita e almeno per una volta, problemi che sono posti alla f.ilosofiacome problemi che essa non può risolvere. (J. Derrida, « Violenza e metafisica», 1964, in La scrittura e la differenza, Einaudi 1971, pp. 99-100.) Più solenne che lucido, più frustrante che inebriante, questo modo di procedere è diventato una delle varianti e parodie più internazionalmente fortunate e note dello stile di Heidegger. Alla terza o alla decima pagina, il lettore non sa niente di più di quel che sapeva all'inizio. Né la sua mente si trova in uno stato più idoneo alla riflessione. Non solo non è stato detto ~uasi niente, ma non si è neppure 60 Biblioteca Gino Bianco

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