Vuotare il mare dell'Essere con un cucchiaino filosofico: Heidegger ha fatto e indotto a fare essenzialmente questo. E quindi è insuperabile. La fabbrica di pensiero che ha inaugurato non verrà mai chiusa. Quel pensiero non verrà mai contraddetto. Il mare non verrà mai svuotato. Naturalmente non sono un esperto della filosofia di Heidegger. Ma chi lo è? Si può mai diventare degli esperti e dei conoscitori di un tale pensiero senza trasformarsi in conver~iti, in seguaci e devoti? Un accentuato progressismo filosofico invade il linguaggio con cui ancora ogni filosofo, benché non progressista, individua e sorpassa i limiti e gli errori dell'altro. La gara continua. Il superamento reciproco nella distruzione di ogni metafisica è ancora lo sport filosofico più praticato. E il ritorno all'Origine non è affatto la rinuncia a questa trafelata corsa in avanti. È solo il modo più violento per superare all',indietro tutto il resto e tutti, una volta per sempre e in blocco. Un arido vento di deserto spazza i territori dell'ontologia contemporanea. Ontologia: cioè discorso intorno all'essere e dentro l'essere. Da quando Martin Heidegger ha rimesso ,in auge questo modo di fare filosofia al di là e al di qua della filosofia, l'atto del pensare ha ripreso presso i filosofi accademici la sua aureola perduta. Il linguaggio più astratto si è di nuovo caricato di risonanze ieratiche. Sono anzi queste risonanze a corrodere i confini concettuali della terminologia filosofica fondata sulla storia delle idee, permettendo cosi le più lihere acrobazie. Il pensare filosofico ha preso congedo da criteri vincolanti, comunicativi o empirici. Sempre più spesso, alla dimostrazione e all'argomentazione viene preferito il teatro della scrittura. Prendendo coscienza del fatto che anche il linguaggio filosofico, come quello letterario, è regolato da figure retoriche, il filosofo crea volentieri effetti retorici e nega verità filosofiche. Gli heideggeriani non si trovano però in una posizione invidiaBiblioteca Gino Bianco
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