Diario - anno IV - n. 6 - giugno 1988

della guerra sforzandosi disperatamente di negarla (fino all'assurdo: « Non vale! »), sognava di mangiare le ciliege a primavera « con il mondo in pace », o come confesserà impietosamente due anni dopo nei « Quaderni rossi »: « Il mio reale (unico) sentimento era il dolore di aver perduto l'occasione di incontrare Bruno» (Cron., I: LXXI-II). Ma forse lo sapeva anche Guido. Eppure non cessava di reclamarne la partecipazione, quasi nel tentativo di vincerne lo scetticismo (l' « amara ironia ») e di volerlo associare a tutti i costi alla lotta nella quale lui, Guido, era impegnato fino in fondo e a cui stava per sacrificare la vita. Sarebbe comodo giudicare infantile l'atteggiamento di Guido, irrealistiche le sue speranze; o vedervi semplicemente o soprattutto una manifestazione del suo complesso di inferiorità verso il fratello maggiore, segnato dal dono della poesia nonché privilegiato nell'amore della madre. Ma nella sua ingenuità egli esprime un'esigenza tanto semplice quanto pura e alta: la parola, che nasce dal bisogno di verità e di amore, non deve abbandonare mai, avvilendolo e impoverendolo, l'impegno pratico che ha originato. Capire, esprimere, agire non devono essere funzioni separate, ma procedere insieme verso la verità e il bene. La lunga lettera in cui Pasolini rievoca le circostanze della morte di Guido {I: 197-201) è la più commovente dell'epistolario non solo per il contenuto straziante ma per la disarmata semplicità dell'espressione. Destinatario è Serra, e con lui gli amici di Bologna, vale a dire il gruppo di giovani intellettuali dalle cui idee e sentimenti è stata ispirata la scelta di Guido ,(« E quanto è stato migliore di tutti noi...»). Non è la rassegnazione, 1a saggezzaciò« che bisogna dare a quel povero ragazzo che se ne sta laggiù chino in quel silenzio terribile ». Pasolini tocca il punto cruciale del rapporto che legava Guido a lui ,(« sacrificandosi pel suo fratello maggiore, forse a cui voleva troppo bene e a cui credeva troppo ») e non nasconde un certo rimorso: Ora tutto questo amore che quel rag,azzoaveva per me e i miei amici, tutta quella sua stima per noi e per i nostri sentimenti (per i quali è morto) mi tormentano sempre; vorrei poter contraccambiarlo in qualchemodo. Ma sono debiti destinati a restare sempre insoluti. Ci sarà negli anni immediatamente successivi l'impegno militante di Pasolini 46 Biblioteca Gino Bianco

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