quel periodo sono scars1ss1me, con brevi accenni inequivocabili: « Si passa da una fifa all'altra» (I: 192); « Paura di lasciarci la pelle ... » (I: 196). Il documento più significativo è la lettera a Serra del febbraio-marzo 1944: Non so se ci rivedremo, tutto puzza di morte, di fine, di fucilazione. [ ... ] La guerra puzza di merda. Gli uomini sono cosl stomacati che si metterebbero a ridere, e direbbero « non vale! » Ma aspettano, non so che cosa: che si stacchi ,il marcio. Marcio ce n'è poco, ma puzza come la merda. E io me ne vado a spasso per i campi vuoti, con qualche primoluccia qua e là, qualche lista di verde lancinante, contro le nevi del monte Cavallo sospeso con le sue creste bianche nell'aria azzurra. Solo, vado per i campi, e cammino cammino, dentro H Friuli vuoto e infinito. Tutto puzza di spari, tutto fa nausea, se si pensa che su questa rerra cacano quei tali [ i tedeschi]. Vorrei sputare sopra la terra, questa cretina, che continua a metter fuori erbucce verdi e fiori gialli e celesti, e gemme sugli alni; vorrei sputare sul monte Rest, lontanissimo, in fondo al Friuli, sul mare Adriatico, invisibile dietro le Basse; e anche sulle facce di questi casarsesi, di questi italiani, di questi crrstiani. Tutto puzza di fucilate e di piedi. Che cosa mi lega a questa terra? Non aver pgur.a, Luciano, che sono abbastanza puzzolente anch'io per esser capace di non sentirmi legato a tutta questa merda. Domani (fra sessanta anni; ci tengo) avremo una buca: non sarebbe una novità se non avessi visto con QUESTI occhi calarci dentro una morta, di cui sapevo che era stata viva [la nonna materna]; e allora in quel corpo che calava giù, ho misurato tutta questa umanità merdosa; viene qualcuno (fa morte) a tura,rti il naso, e tu non senti più niente. Nel mio paese nasce primavera. (I: 190-91) Dell'entusiasmo politico esplos~ dopo il 25 luglio non è rimasto nulla. Il suo impegno sociale è assorbito dall'apertura e dalle cure che dedica a una scuoletta privata per .i ragazzi della zona. « Tedeschi o non Tedeschi, morte o non morte, speriamo di trovare.i questa primavera sugli alberi del tuo orto a mangiar ciliege con il mondo in .pace» (ottobre '44, I: 196). Da ogni forma di resistenza attiva lo separa un'invincibile ripugnanza. Confesserà, con ironia, vent'anni dopo: « Poi ci fu la Resistenza / e io / lottai con le armi della ,poesia» (Una disperata vitalità). 4.3 Biblioteca Gino Bianco
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