Diario - anno IV - n. 6 - giugno 1988

politica sia sentita in una prospettiva vitale - è da apprezzare la grande sicurezza e la capacità di superare per mera forza intellettuale, slancio etico ma soprattutto per forza espressh,a e poetica, le enormi lacune di una formazione politica assolutamente improvvisata. Ma è caratteristico che tra le due lettere « politiche » se ne collochi una di tutt'altro genere. È diretta a Cavazza che aveva ,prontamente risposto alla sopracitata di Pasolini: Caro Luca, della tua lunga lettera una sola cosa mi è rimasta in mente, ingrandendosi sempre più, con il seguirsi dei pensieri: la malattia di Ornella. Io spero che si tratti del solito allarmismo caratteristico di Fabio, perché non so conformarmi ad un avvenimento cosl estraneo, inaspettato e feroce. Ti ricordi quando abbi'<lmovisto Ornella a Bologna? Com'era densa di vita! Dammi presto notizie di •lei e di tutta la famiglia: dimmi dov'è e cosa fa Silvana. Scl'ivimi presto, perché spero tu immagiOJi. la mia ansia ... (I: 183) L'ansia fisica per i più prossimi (amici, .parenti), il suo morboso terrore per la malattia e la morte, sentite come assurde, totalmente << estranee » e unicamente nella loro « ferocia », hanno il potere di annullare ogni altro problema. La « lunga lettera » di Cavazza era verosimilmente dedicata in gran parte a fornire le informazioni di carattere politico bramate da Pasolini. Ma, di colpo, queste sembrano non interessargli più, cancellate da quella « sola cosa»: la malattia di Ornella. 1'8 settembre lo sorprende a Uvorno, richiamato da appena una settimana. Il suo reparto si arrende ai tedeschi senza opporre resistenza, ma Pasolini si sottrae alla cattura e raggiunge fortunosamente Casarsa. Si apre il periodo peggiore, con la guerra in casa, i bombardamenti aerei, l'occupazione tedesca, il ,pericolo costante di essere deportato o ucciso. Scriverà nei « Quaderni rossi»: « Vivevo in un continuo r.ischio di perdere la vita; per vari mesi anzi parve certo che uscire vivi da quell'inferno non era che un'assurda speranza. Questo mi dava un continuo senso del mio cadavere... » (Cronologia, I: LXXIX-XXX). Le comunicazioni epistolari di 42 Biblioteca Gino Bianco

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