della sua fervida produzione poetica, rivelando una ricettività dei sensi, un'apertura intellettuale, una capacità autoanalitica e espressiva eccezionali in un ventenne. L'impressione complessiva è di una superiore innocenza e di una splendida salute mentale e fisica. Anche i momenti di depressione esistenziale non sembrano aver rapporto con gli eventi politico-militari, almeno fino al '43; e vengono comunque padroneggiati e superati attraverso la loro immediata traduzione in letteratura. « Va là, caro Luciano, che sono felice, tutti noi siamo felici, felici anche nel dolore, quando questo sia ben definito e chiarito interiormente. Viva i poeti, come noi siamo. » (31 maggio '42, I: 129). Da una lettera a Farolfi dell'anno successivo: « Cosl al doloroso e continuamente sofferto urgere dei sentimenti, corrisponde metodicamente in me un riordinamento poetico. » (I: 170). Nel luglio del '42 deve seguire un corso di tre settimane per allievi ufficiali. Scrivendone dal campo militare di Porretta Terme all'amico Serra (I: 134-5), se la sbriga in poche righe: « Lavo le gavette: orribile cosa! Vegliare tutta la notte di guardia: orribile cosa! Questi giorni sono, dal punto di vista della comodità, i più brutti della mia vita. » Una modesta disavventura, un incidente di percorso,, da vivere come qualunque altra esperienza ( « Il campo è un inferno, ma io lo vivo per la memoria »), e che soprattutto non deve turbare o distrarre minimamente dalla salda fede nel proprio alto destino: « Noi siamo poeti. L'ambizione è coscienza di noi. Il futuro è certo. » Come curiosamente consuona, questo tratto di orgogliosa sicurezza, con certe note diaristiche ed epistolari di quegli stessi anni del quasi coetaneo Giaime Pintor ! Aggressione dell'Urss, Pearl Harbor, El Alamein, Stalingrado... Nella corrispondenza non ve n'è cenno. Neanche del padre, prigioniero degli inglesi. Che ci sia la guerra trapela soltanto da alcuni sofferti riferimenti a Ermes Parini detto Paria (il soprannome è già un destino: verosimilmente il più semplice, il più sprovveduto del gruppo, l'unico partito volontario per la guerra, da cui non tornerà, cancellato, svanito nel nulla): Ma credo che la ragione principale del mio stato, sia il continuo crudele, insistente penoso pensiero per la sorte di Paria. Ogni volta che dico questo nome devo mordermi le labbra o fis37 BibliotecaGino Bianco
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