Diario - anno IV - n. 6 - giugno 1988

portati ampi stralci. Ora, non solo queste pagine mi sembrano le m1g1iori in assoluto mai scritte da Pasolini, ma se si rapportano, quando l'argomento è comune, alla rielaborazione «romanzesca» di Atti impuri, è questa a scapitarne (quegli Atti impuri che sono, a loro volta, artisticamente superiori ai romanzi successivi). Ma Atti impuri parve a Pasolini ancora troppo autobiografico e troppo poco « romanzato » per consentirne la pubblicazione (usci postumo, Garzanti 1982, insieme a Amado mio, che dà il titolo al volume). « Io vorrei esserlo [sincero] », scrive all'amico Farolfi nell'agosto '4 5, « anzi lo sarei senz'altro se avessi più stima degli uomini: ho paura che lo scoprirmi a loro per un superiore impulso morale, mi renda disagiata la vita tra di loro.» (I: 204). Sembrerebbe che Pasolini avesse già preso la sua decisione: nascondere prudentemente il suo eros « diverso ». Conosceva il caso di Gide, però su di lui agiva con ben maggior peso l'impressione per la tragica sorte di Rimbaud e Wilde. Ma per una natura come la sua, votata alla sincerità, per cui vita e espressione sono la stessa cosa, la scelta dell'ambiguità appare una contraddizione quasi insanabile. Pure, nell'agosto '45 non ha ancora scritto le sue «confessioni». Nel '49 scoppia lo scandalo che provoca la sua fuga da Casarsa. A esser colpiti sono gli « atti impuri » realmente praticati, ma anche la loro proiezione letteraria ne viene travolta. Il meccanismo di autodifesa esige la r1mozione delle « confessioni ». Nella recensione a Maurice (1972), protestando per il destino postumo di questo romanzo, Pasolini denuncia il feroce moralismo della società britannica che aveva costretto l'autore a nascondere la sua omosessualità, ma non risparmia a Forster l'accusa di aver commesso « un atto di viltà ». L' « errore morale » che gli rimprovera, « perché Forster doveva avere il coraggio di pubblicarlo subito», equivale a un'autocondanna, consapevole o meno che Pasolini ne fosse. È fin troppo evidente che la posizione di Forster (che rischiava il carcere o l'esilio) era molto peggiore di quella di Pasolini; ma non interessa tanto chi dei due sia stato meno coraggioso, quanto stabilire le conseguenze di quell' « errore morale ». Forster scrive Maurice nel '14, quando la sua maturità artistica è già compiuta. Quando scrive i « Quaderni rossi » e Atti impuri, Pasolini ha meno di venticinque anni e ha pubblicato solo, in edizione pressoché privata, 34 Biblioteca Gino Bianco

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