decennio dalla morte? Perché tanta precipitazione, se non per sfruttare, prima che se ne esaurisse l'eco, lo scandalo di quella morte? Il solo altro scrittore del dopoguerra a godere del dubbio privilegio della pubblicazione integrale dell'epistolario, è stato Pavese (1966). Un altro « caso», un altro scandalo. Solo se impotenti o omosessuali, nonché suicidi o assassinati, si ha diritto subito all'epistolario? Se già non l'avesse fatto, sarebbe ancora disposto l'editore a pubblicare oggi le lettere di Pavese? E quelle di Pasolini tra vent'anni? Reazioni e problemi di qualche fondamento, che potrebbero essere sviluppati e formare oggetto di specifica trattazione. Senonché ... Senonché succede qualcosa di strano. Smaltito il primo choc, a mano a ·mano che i sensi frastornati tornano al normale equilibrio, il lettore deve progressivamente arrendersi a un'evidenza del tutto imprevista. Deve cioè ammettere, ancora incredulo, e poi riconoscere con piena convinzione di trovarsi di fronte all'opera decisiva di e su Pasolini. L'opera che meglio lo comprende e lo consegna alle patrie lettere e alla storia italiana secondo la misura più giusta del suo significato e del suo valore. Per cui, se prima ne invocavo una radicale selezione, ora preferirei antologizzare qualunque altro suo libro (con vantaggio di molti) piuttosto che l'epistolario. Non è che abbia cambiato opinione su quella larga quota di lettere che mi avevano annoiato e irritato: ma queste con le altre, e con le trecento pa,gine della Cronologia che integra l'epistolario, concorrono a formare una vera autobiografia. L'autobiografia involontaria dello scrittore forse ,più furiosamente autobiografico della letteratura italiana. Un'autobiografia autentica proprio perché involontaria: nelle lettere, pur gravide di narcisismo, manca infatti il narcisismo supplementare dello scrittore che, oltre al diretto destinatario, pensa all'immagine di sé da consegnare ai posteri. Ma oltre l'importanza biografica, di queste lettere ci colpisce il valore letterario (almeno nel I volume). Esse confermano quanto era rilevabile dalle prime prove poetiche di Pasolini: senza volerne qui cercare le ragioni, Pasolini è un caso di scrittore congenito. La sua vita è subito, nel bene e nel male, letteratura. Certe lettere sono poesia non meno (e talvolta di più) della prodnzione specificamente poetica dello stesso periodo. Sembrerebbe che tra percezione e espressione corra un rapporto di assoluta immediatezza. 32 Biblioteca Gino Bianco
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