da se stesso, dall'ambizione e dall'amore, Andrej sembra felice. Una felicità che non può essere comunicata, che non consola nessuno, che non serve a niente, che rion si mescola in nessun modo alla vita, anche se ha permesso per qualche raro momento al passato di restituirgli il ricordo dell'infanzia o quello dei primi incontri con Natascia. Struggente è questo sentimento di felicità, anche perché Andrej non sa che cosa fare del suo senso del nulla e della presenza in lui della morte: e perché contiene una sorta di inespressa, pudica, astratta autocommiserazione. Non dominare né essere dominati. Non ingannare né essere ingannati. Non dare né ricevere ordini. :B questo che vor,rebbero Amleto, Alceste e Andrej. Costretti a constatare in se stessi la presenza di un'utopia morale intrattabile, vedono {loro malgrado) più cose di quante se ne riescano a vedere attraverso filosofia e politica. Questi eroi non possono dominare gli eventi, e lo sanno. Dagli eventi, però, non sono neppure dominati. Ciò che sanno e vedono, se non serve ad un'azione che domini gli eventi, non viene neppure cancellato dagli eventi e dal loro compi,evsi, né viene asservito e stravolto dalle necessità dell'azione. La forza degli eventi li trascina via come una cosa, ma non cambia la loro natura. Può renderli inutili e farli ·sparire dalla scena, ma non può assimilarli, non può ridurli alla propria forma: Trasformare la propria vita in uno strumento, usare gli altri come strumenti, come parti di un piano per raggiungere dei fini: è di questo che hanno più ripugnanza. Le loro azioni decisive e caratteristiche sono dovute ad un impulso immediato, a un'ispirazione. improvvisa. Non riescono a tollerare l'uso della forza, né propria né altrui. Per questo le loro storie sono senza storia. Quello che le circostanze permettono loro di fare, non riesce mai a esprimere ciò che sentono di essere. Ed è da questo ipotetico punto di vista che l'azione, ogni azione appare corrotta o insulsa, se non è ·passività, cioè 79 Biblioteca Gino Bianco
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