Diario - anno III - n. 5 - dicembre 1987

pugna, non può ·che commiserate quei corpi che, come il suo, sono « carne da cannone ». Morire a Borodinò è la sua sola chance, la sua pitt onorevole via d'uscita. « Carne, corpo umano, carne viva, chair à canon » pensava, guardando il ,suo corpo nudo, e trasaliva non tanto per il freddo quanto iper il ribrezzo e 1l'orrore, a lui istesso incomprensibili, che lo avevano ,preso alfa vis-ta di quella enorme quantità di. corpi che si bagnavano ne1l'acqua fangosa dello stagno. (III, II, 5) Andrej ha questo di tolstoiano: trae rapide e drastiche conclusioni generali da ciò che gli succede, si sbarazza dei suoi sentimenti e delle sue aspettative precedenti. Il suo dinamismo intellettuale e morale è straordinariamente veloce. Ciò che in lui difetta è l'altro principio tolstoiano: H principio vitale, la « rotonda » e fisicamente arunoniosa aderenza alla realtà, al presente, il sensuale oblio di sé, la gioia immediata e semplice di vivere. La sua intelligenza orgogliosa teme la vicinanza del prossimo,. le responsabiHtà, le aspettative che comporta, e gli dice che non c'è nulla che egli possa sinceramente e onorevolmente volere, niente che sia degno di essere voluto, o che egli davvero abbia la voglia di volere per sé. Né ,la famiglia, né la gloria, né il successo politico, né l'amore felice, e neppure la vendetta. Strano cristianesimo quello che visita alla fine la mente di Andrej: quasi un omaggio affettuoso a sua sorella, la devota principessina Maria. La stessa immagine di una verità trascendente e divina, e un principio a cui oserà dare il nome di Cristo, non sono che la visione di una realtà che svuota gli uomini della loro peggiore illusione: quella di guidare e governare gli eventi. È un'immagine di distacco (un distacco non più dovuto all'orgoglio) e di felice agoma. Solo con se stesso, di fronte a una forza ineluttabile, libero 78 Biblioteca Gino Bianco

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