Diario - anno III - n. 5 - dicembre 1987

e attraente in Sperànskij, · a un tratto gli era diventato chiaro e nient'affatto attraente. A tavola la conversazione non cessò un momento e consisté in una specie di repertorfo di storiehle buffe. [ ...] Evidentemente Sperànskij, dopo le sue fatiche, amava riposarsi e divertirsi in compagnia di amici, e tutti i suoi ,invitati, avendo capito il suo desiderio, si sforzavano di rallegrarlo e di stare allegri essi stessi. Ma quell'allegria pareva forzata e triste al principe Andrej. [ ...] Più volte gli venne il desiderio di entrare nella conversazione, ma ogni volta le sue parole ne erano rigettate fuori come un sughero dall'acqua, e non gli riusciva di scherzare insieme agli ,alt.vi. Non c'era niente di brutto né di inopportuno in ciò che essi dicevano, tutto era arguto e poteva anche essere comico. Il vero sale dell'allegria, però, non soltanto mancava, ma tutti sembrava che ne ignorassero perfino l'esistenza. (ibid.) Basta un p.articola·re rivé,latore, ·una noia improvvisa, la percezione diretta e vivida dello squallore di quel modo di ridere e di stare insieme, :per allontanare una volta per tutte Andrej dai progetti e dalle ambizioni politiche. Qui, evidentemente, la natura degli uomini vale molto di più di qualunqu~ cosa essi facciano o si ripromettano di realizzare. Non si discute la· giustezza o l'interesse oggettivo di una politica. Si tratta di semplice nausea e antipatia per l'élite politica e il suo leader: Il principe Andrej guardava da vicino quegl,i occhi vitrei, che tenevano .la gente a distanza, e gH parve ridicolo di esser,si potuto aspettare qualcosa da Sperànskij, da tutta la propria attività legata a lui, e di aver potuto attribuire tanta importanza a ciò che Sperànskij faceva. Quel riso misurato, senza allegria, continuò a risuona,re agli orecchi del principe Andrej molto tempo dopo che si erano lasciati. (ibid.) Occhi vitrei che tengono la gente a distanza. Riso senza vera allegria. Quelle di Andrej non .sono considerazioni e valutazioni 75 Biblioteca Gino Bianco

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