« Perché non davarsi? ... Non è ,pulito» disse il prmolpe Andrej. « Al contrario, bisogna sforzarsi di rendere gradevole, nei limiti del possibile, 1a propria vita. Io vivo, e di questo non ho nes·suna co1pa. Dunque bisogna cont,inuare a vivere fino al'lamorte, senza da:re noia a nessuno, meno .peggioche -sipuò». « Ma che cosa vi induce a vivere con tali pensieri? Rimanere inoperoso, ·senzamuovevsi, senza intraprendere nuna ... » « La vita, anche cosl, non ci lascia in pace. Io ,sarei contento di non fare nu1la, ma ecco, da una parte i nobili del luogo mi hanno fatto J'onore di eleggermi loro capo: ho fatto una bella fatica per liberarmene. Non riuscivano a capire che in me non c'è quello che occorre, non c'è queitla dose di volgarità bonaria e preocoupata che oocorre per queste cose. Poi, ecco, ho dovuto costruire questa casa per avere un mio angolo... » (ibid.) Come Amleto, il prmc1pe Andrej potrebbe dire di sé: « O Dio, pot-rei restarmene chiuso in un guscio di noce e credermi il re di uno spazio illimitato. Se non fosse che faccio brutti sogni. » La vergogna è uno dei moventi più forti di Andrej. Si vergogna di essersi prima illuso, e .poi disilluso. Si vergogna ddle sue ambizioni mal riposte, dei suoi sogni infondati, della sua ingenuità. Ma si vergogna non meno dell'essere stato costretto a ricredersi. Si vergogna dell'inutilità e sterilità della propria vita. È la mancanza di volgarità (di « volgarità bonaria e preoccupata ») a rendere così fragile la vita delle sue ambizioni politiche. Ad un tratto la visione positiva e l'ottimismo della volontà vengono meno. Un istantaneo movimento dell'intelligenza gli fa capire di trovarsi nel posto sbagliato a perseguire finalità inadeguate, insignificanti e illusorie. Non meno degli strateghi di guerra, i politici riformatori intorno a Sperànskij son tenuti in piedi dalla presunzione ridicola di prevedere, orientare e guidare il corso delle azioni di migliaia e milioni di esseri umani. 73 Biblioteca Gino Bianco
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